di Gianni Lepre*

Stiamo vivendo una stagione difficile da decifrare. Alcuni centri studi snocciolano statistiche esaltanti o almeno confortanti. Il prodotto interno lordo è cresciuto più di altri paesi europei. Ma vi sono anche dati non di carattere generale bensì più mirati, che segnalano una tenuta sostanziale dell’economia. I fallimenti, ad esempio, sono in calo del 20%. Se pensiamo che questo trend si registra in un periodo che ai danni della pandemia ha dovuto sommare quelli del caro materie prime ed energia, e poi quelli della guerra in Ucraina, c’è da restare sbalorditi. È l’ennesima prova di una resilienza delle imprese italiane che riesce a manifestarsi anche di fronte a scenari inquietanti e che nasce dalla capacità di cogliere le opportunità nei momenti di crisi. Le performance dell’export, in parte realizzate anche nel Mezzogiorno, ne sono una delle espressioni più luminose.

C’è dell’altro, purtroppo. Vi sono anche aree estese di malessere. Sembra, anzi, che le diseguaglianze invece di ridursi vadano crescendo. Siamo arrivati a oltre cinque milioni di poveri e, a peggiorare le cose, ci si mette l’inflazione a due zeri, più elevata della media europea. E’ purtroppo la peggiore tassa che si possa incontrare sulla propria strada, perché tende a colpire soprattutto coloro che non si possono difendere, i disoccupati e, in genere, le famiglie con i redditi complessivi più bassi.

A questo riguardo, senza volere suggerire la politica monetaria alla Bce, non posso tuttavia fare a meno di notare come anche esperti del calibro del Presidente dell’Abi Antonio Patuelli lancino ammonimenti, affinché la Banca Centrale Europea non inasprisca oltre il dovuto la stretta da tempo avviata, rischiando di imporre una cura da cavallo tale da far secco il paziente, prima ancora di riportare l’inflazione a soglie più tollerabili.

Malgrado il citato calo dei fallimenti, si riscontra, infatti, un incremento di aziende segnate dal cosiddetto sovraindebitamento.

Non si tratta certo di una condizione facile da gestire. Per quanto mi compete, suggerirei tuttavia a chi si trova in mari agitati di non disperare, prima di aver giocato bene le sue carte. Al di là della etichetta semi-ansiogena che l’ha immortalata, la legge ‘salva suicidi’, la n. 3 del 2012, è in grado davvero di fare miracoli. L’introduzione di una tipologia di concordato per comporre le crisi di liquidità di singoli debitori, cui non possono applicarsi le ordinarie procedure concorsuali, ha salvato dal baratro moltissime realtà. Grazie al supporto di una consulenza qualificata.

*Economista, Presidente Commissione Reti e Distretti Produttivi Odcec Napoli

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