La notte di Barcellona, tra milioni promessi, stelle vere, quelle dei Barca boys, e stelle cadenti, Osimhen, Anguissa e anche il volenteroso ma fumoso Kvara, ha solo confermato una volta di più che, nonostante i progressi sul piano della volontà e la nuova, vecchia, strada riaperta da Calzona, il divario è ancora troppo ampio tra il Napoli e i top club europei. Non che il Napoli abbia giocato male ma i blaugrana hanno sbagliato poco in zona tiro costringendo Meret a diversi interventi mentre gli azzurri con Osimhen spento hanno fallito nella ripresa, con l’ ectoplasma Lindstrom e un impreciso Kvara le occasioni per riaprire il discorso qualificazione.Ma la gara di Barcellona si presta anche ad altre chiavi di lettura assai importanti per il futuro del club. In primo luogo la necessità di puntare e valorizzare il settore giovanile.Occorre cioè investire con decisione sui giovani da fare crescere in casa, come hanno fatto vedere Lamin Yamal, Cubarsi, Fermin. Oscurato Levandowski e in qualche modo tenuti a freno Cancello e Gundogan dopo i fatali primi 17 minuti, sono saliti alla ribalta i prodotti di un vivaio unico e straordinario. Vicino ai “mostri” della squadra i ragazzini hanno messo l’ esuberanza, la voglia, la tecnica frutto di una cultura del lavoro appresa e insegnata loro da anni. Che significa anche fidelizzare e creare perciò giocatori che “vivono” con la maglia addosso. Il secondo aspetto che viene fuori dalla sconfitta catalana è che questo Napoli, come si è visto tra il quindicesimo e il diciassettesimo del primo tempo non è in grado di mantenere la calma e la freddezza necessarie per resettare subito errori e mantenere ranghi compatti e testa in partita. La gioventù catalana ha avuto “paura” quando gli uomini di Calzona hanno cominciato a fare girare palla in ampiezza dopo aver superato lo shock dell’ uno due subito. Ma non c’è stata mai quella cattiveria agonistica, quella ferocia che avrebbe mandato in tilt i più inesperti blaugrana nonostante le chiocce Gundogan, Levandowski e Cancello con Araujo cerbero marcatore di Osimhen. Il gol del 3-1 ha solo avallato una superiorità nemmeno tanto tecnica ma di mentalità, quella che solo un grande club, organizzato e progettuale sa e può dare ai suoi giocatori. Inutile dire “peccato” se alla fine ti ritrovi a raccogliere niente. Serviva vincere, ma il Napoli ha iniziato a giocare solo quando il risultato era già deciso… È successo troppe volte in questa stagione. In campionato l’ hai potuta pure ribaltare qualche volta ma in Europa è tutt’ altra musica. Ci pensi il presidente, piuttosto che polemizzare con media e televisioni, arbitri e procuratori. Altrimenti il suo Napoli, come le stelle di Cronin, continuerà a guardare inerme difronte allo strapotere di club più solidi, organizzati e con progetti concreti anche se con debiti, tanti, surrogati, però, da idee coraggiose. Quelle che finora non ha mai mostrato ADL se non a parole. Ma sul campo, lo ha capito o no, servono i fatti e… qualcos’altro che gli è stato concesso una tantum. E ora vediamo cosa ci proporranno le ultime dieci giornate di campionato o cos’ altro dovremo ascoltare, come le parole su Sarri, inutili, a poche ore dalla gara più importante della stagione. Boh?