Giorgia Meloni: “L’invito di Zelensky a Parigi mi è parso inopportuno, mina l’unità europea.”
di Rosario Lavorgna
Una Giorgia Meloni inusuale è andata in scena a Bruxelles, una frase detta all’indirizzo del presidente francese Macron che sembrava uscire dalla bocca di Orban che le brache davanti a Putin le ha già calate. Ma tornando alla nostra povera Italia, dobbiamo essere onesti, abbiamo fatto una figura dietro l’altra, ma non solo, siamo arrivati addirittura a concepire di avere uno statista inaspettato in Bruno Vespa. Ebbene si, è l’unico che ci aveva visto lungo invitando il presidente Zelensky a Sanremo, ma poi, tra cialtroneria e vigliaccheria, si è deciso di non far innervosire Putin e di calare anche noi le brache, tanto la credibilità l’abbiamo già persa. Intanto il presidente Ucraino è andato in Gran Bretagna dove ha incontrato persino Carlo III d’Inghilterra; è stato in Francia da Macron con la visita contestuale del Cancelliere Sholz. Macron ha insignito Zelensky della legione d’Onore, e questo sarà stato un vero scandalo per i filoputiniani italiani. A Roma, caput mundi, Zelensky non ha nemmeno pensato di arrivare, dopotutto non è stato invitato, la vigliaccheria è dura a morire, si temono ritorsioni, manco se l’Italia appartenesse al Patto di Varsavia.
Onestamente non mi sarei mai aspettato che dalla bocca della Giorgia Meloni potesse venir fuori: “L’invito di Zelensky a Parigi mi è parso inopportuno, mina l’unità europea.” in che senso mina l’unità europea? A minare l’unità europea è solo l’atteggiamento dell’Italia, dell’Ungheria e di qualche repubblica dell’Est che pensano di mettere una distanza tra loro e la guerra, quando questa distanza è già caduta un anno fa. Ma non solo, questa distanza è figlia della calata di brache che molti Paesi già hanno fatto nei confronti della Russia di Putin, e vi assicuro che la questione economica non centra nulla. La paura è sempre la stessa, quella che da millenni atterrisce i popoli: essere annientati o sottomessi.
Alla dichiarazione della Meloni non si è fatta attendere la replica di Macron: “Non ho commenti da fare, ho voluto ricevere il presidente Zelensky con il cancelliere Scholz, penso che eravamo nel nostro ruolo. La Germania e la Francia, come sapete, hanno un ruolo particolare da otto anni sulla questione.” Questa ultima precisazione è fondamentale, ‘da 8 anni’. Vi siete chiesti perché La Francia adesso sta accelerando sulle forniture militari a Kiev, e perché lo sta facendo anche la Germania? Ma loro non hanno paura? Ma di cosa dovrebbero avere paura? delle fesserie di Medvedev, o quelle di Kadirov? Lavrov, Peskov? Uno nessuno e centomila direbbe Luigi Pirandello che di queste maschere conosceva bene l’utilizzo anche e soprattutto in guerra.
L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa, questo recita la Costituzione; ma un dubbio resta sovrano: ma almeno per difenderci siamo attrezzati, o con la guerra abbiamo ripudiato anche le mutande?
Un fatto è certo: a Bruxelles abbiamo perso nuovamente l’occasione di avere un peso specifico nella questione Ucraina.
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