Ho assistito alla finale della King Salman Cup, l’equivalente della Champions League europea.Dopo una gara vibrante con tanti fuoriclasse appena arrivati dall’ Europa ha vinto la squadra dell’ Al Nassr, la formazione di CR7, Brozovic, Mane, Fofana contro l’Al Hilal di Koulibaly, Milinkovic Savic e Ruben Neves. Entusiasmo alle stelle sugli spalti, fuochi artificiali, cori e fumogeni mentre al centro della tribuna tra i maggiorenti arabi rigorosamente vestiti nei loro tradizionali abiti con tanto di copricapo si stagliava, seduta su un trono, la figura di Mohammad bin Salman Al Sa’ud, figlio del settimo re di Arabia, pronto a consegnare la coppa alla squadra vincitrice tra il tripudio generale.
E tuttavia tra questo scintillio faraonico di fuochi, feste e sorrisi generali, mi è venuto da pensare ad una festa artificiale, prefabbricata, costruita ad hoc e che mi ha fatto pensare in chiave moderna a quegli spettacoli che gli antichi imperatori romani foraggiavano per tenere buono il popolo con la famosa idea del pane et circenses. Mi spiego. Gli arabi hanno varato il programma Vision 2030 che ha come obiettivo principe migliorare il tenore di vita, invero assai gramo, del popolo saudita. Niente di male se si pensa che l’ appoggio governativo, fornito dal Fondo Sovrano Saudita può contare su un portafoglio di 650 miliardi di dollari. Puntando sul calcio, logico che gli investimenti sui top player fosse l’ investimento immediato da fare per dare visibilità, importanza e potere a tutto il mondo arabo. C’è qualcosa che però non mi torna in termini politici e sociali in questa operazione di pubblicità e visibilità di un mondo notoriamente integralista e chiuso come quello arabo-musulmano. Un mondo che appena qualche giorno fa ha mostrato imbarazzo per non dire fastidio al segno della croce fatto da CR7 dopo un gol realizzato. La foto del gesto “incriminato” ha fatto il giro del globo con commenti di vario genere. Mi sa che i big “comprati” dagli arabi e quelli che faranno la stessa scelta in nome del dio denaro, dai potenti di quel mondo saranno comunque considerati ne più né meno che al pari degli antichi gladiatori romani che si uccidevano per divertire il pubblico e distoglierlo dalle miserie quotidiane. In pochi riuscivano a guadagnarsi il premio di diventare liberti mentre oggi i moderni gladiatori la libertà di fatto la perdono con gli sceicchi che strapagano,potendo permetterselo, e imponendo alla lunga la loro legge. Meditate gente…