di Gianni Lepre*

Gli interventi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per contribuire al recupero del divario tra Mezzogiorno e resto del Paese possono essere ritenuti sufficienti o meno. Quello che appare sempre più certo con il passare del tempo è che il 40% delle risorse stanziate per il Pnrr non basterà a realizzarli. L’inflazione causata dagli sconvolgimenti in atto sul piano internazionale, compresa una speculazione finanziaria che moltiplica i prezzi di energia e materie prime, ha reso impossibile oggi ciò che era possibile ieri. Con i soldi messi a disposizione non si può fare tutto quanto era stato ipotizzato. Bisogna allora fare una scelta: ridurre gli interventi e indirizzare la revisione del complesso delle opere da realizzare sulla base di priorità d’azione assolute.

La conseguenza logica di quanto premesso è che la riserva del 40% va ritoccata verso l’alto. Non si riuscirebbe altrimenti a cogliere l’obiettivo numero uno del Pnrr, vale a dire la riduzione delle diseguaglianze come premessa di un rilancio strutturale del Paese, fondato su un incremento del Pil e dunque anche della sua base imponibile. Con grandi benefici in termini di contenimento del debito pubblico.

Il vincolo del 40% appariva fin dall’inizio modesto, considerando che l’Italia ha ottenuto l’assegnazione di risorse maggiori rispetto a qualsiasi altro paese europeo proprio in ragione del gap meridionale. Con quello che sta accadendo, occorre responsabilmente prendere atto della necessità di elevare la percentuale in misura consistente.

E’ chiaro che traguardi come la gestione efficace della transizione ecologia e digitale richiedono interventi lungo tutto l’arco della Penisola. Che dunque non si può agire in chiave Sud agendo ‘soltanto’ sulla leva del Pnrr, rafforzata dai fondi Ue della nuova programmazione e dai fondi coesione nazionali. 

Per trovare le risorse necessarie al Sud bisognerà quindi utilizzare anche altre poste, come ad esempio il ricavato di una azione di contrasto alla grande evasione fiscale e di una razionalizzazione della spesa pubblica corrente, ottenuta con l’eliminazione di tanti sprechi generati da una burocrazia inefficiente. Si potrebbe destinare specificamente al Mezzogiorno anche una quota di quanto incassato attraverso operazioni di recupero fiscale come la rottamazione quater e il saldo a stralcio. Un pizzico di flessibilità e creatività nella gestione delle risorse pubbliche può favorire concretamente un grande investimento per il futuro dell’Italia, quale sarebbe senza ombra di dubbio il rilancio del Mezzogiorno.

*Gianni Lepre, opinionista economico del Tg2; notista di Italpress e Agenzia Stampa Italia; Presidente Commissione Reti e Distretti Produttivi ODCEC Napoli

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