Comunicare con un sms la perdita del reddito di cittadinanza che si riscuote da uno o due anni difetta quanto meno di forma, soprattutto quando il messaggio è rivolto anche a chi ne avrebbe ancora diritto o, quanto meno, dovrebbe essere inserito in un circuito formativo. I vertici Inps hanno ammesso l’errore di comunicazione, ma la questione fondamentale non può ridursi al bon ton. Ho sempre sottolineato come dei giovani occupabili non possano essere assistiti ma, se mai, debbano essere supportati a trovare un’occupazione produttiva. Ne sono ancora convinto, e quindi ritengo giusta in linea di massima la riforma del Rdc. Ma intendiamoci: nessuno pensa che le cose debbano limitarsi alla cancellazione di un sostegno economico. Vanno al più presto rifondati i centri per l’impiego, in modo da rendere praticabili politiche attive del lavoro degne di questo nome. Ma, nel frattempo, vanno anche rimossi i vincoli normativi che impediscono alle agenzie private di concorrere più efficacemente a risolvere un problema che da tempo, nel Mezzogiorno, ha assunto dimensioni intollerabili, specie per i giovani e le donne. Sì dunque alla eliminazione del reddito come misura assistenziale rivolta a soggetti a tutti gli effetti in grado di svolgere un’attività, ma sì anche alla accelerazione di corsi di formazione configurati sulle effettive esigenze delle realtà produttive, quindi in grado di ridurre drasticamente la distanza tra domanda e offerta di lavoro.