Il Ddl per il made in Italy promosso dal Ministro Urso, in linea di massima, non può che essere accolto favorevolmente. In particolar modo da chi, come il sottoscritto, ha sempre sostenuto l’importanza del made in Italy per l’economia del Paese. Un elemento, forse, non si coglie abbastanza nel testo, almeno per quelle che sono le anticipazioni diffuse dai media. Tantissima parte del made in Italy nasce dallo spirito di impresa e dalla creatività di artigiani e di una miriade di piccolissime, ‘micro’ aziende. Il Fondo sovrano proposto dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy mobiliterà un miliardo di euro circa, con il coinvolgimento della Cassa Depositi e Prestiti e delle casse previdenziali dei professionisti. Si investirà “nel capitale di imprese nazionali ad alto potenziale o di imprese nazionali che, in ragione della rilevanza sistemica già raggiunta, possano generare importanti esternalità positive per il Paese e ridurre i costi di coordinamento tra gli attori delle filiere coinvolte”. È una finalità apprezzabile e che contribuirà a valorizzare non solo aziende top player del made in Italy, ma anche le filiere che, facendo perno sulle imprese star, si sviluppano e crescono sul territorio nazionale. È tuttavia importante incentivare anche la crescita in innovazione e internazionalizzazione delle piccole realtà, soprattutto del tessuto imprenditoriale meridionale. Una iniziativa di grande rilevanza, prevista dal Ddl del Ministro Urso, è quella volta a istituire i licei del made in Italy. La formazione, così come il passaggio generazionale, costituiscono fattori strategici ai fini delle prospettive di una continuità nel tempo e di un ulteriore sviluppo del made in Italy. Su questi temi abbiamo profuso per anni un impegno sostanziato da proposte puntuali, consapevoli del rischio che, senza interventi istituzionali, possa disperdersi un patrimonio di competenze e una fonte di valore aggiunto per il Paese. Valori che contribuiscono a determinare la stessa identità nazionale, diffondendo, con i marchi aziendali, il prestigio del brand Italia nel mondo. Con i licei del made in Italy il Ministro Urso dimostra di avere ben presente il problema, come del resto non dubitava chi aveva seguito il suo eccellente percorso politico nel passato più o meno recente. Sui pregi e sui possibili limiti dell’iniziativa, ci riserviamo peraltro di approfondire la riflessione in un prossimo futuro, in attesa di saperne di più su contenuti e modalità didattiche e ripartizione delle nuove strutture formative lungo la Penisola.