Nei giorni scorsi il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin ha inviato alla Commissione europea la proposta di aggiornamento del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec). Sono fissati, tra l’altro, gli obiettivi nazionali al 2030 relativamente a fonti rinnovabili, efficienza energetica e riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, nonché i target in materia di sicurezza energetica, mercato interno dell’energia, ricerca e innovazione, con una precisa road map sulle misure necessarie per centrare i diversi traguardi. Questo percorso, mirante a dare concretezza a un modello di economia più sostenibile, si coniuga con il grande disegno, delineato a più riprese dal Governo Meloni, di dare vita in Italia a un hub energetico destinato a rifornire della preziosa risorsa non solo il Paese ma anche altri partner europei. Questo progetto sarà incentrato sul piano logistico prevalentemente nel Mezzogiorno. E per il Sud si tratta di una grande occasione. Il Mezzogiorno, fin d’ora, è sede privilegiata per investimenti nell’energia rinnovabile, grazie alla maggiore disponibilità di risorse naturali come il calore solare e il vento. Ci si potrebbe chiedere: l’hub energetico porterebbe valore aggiunto o non rischierebbe di concentrare nel Sud strutture con valore più o meno impattante per il territorio, senza ricadute per la crescita dell’economia? La risposta non può che essere tranquillizzante. A parte la disponibilità di tecnologie che riducono al minimo i rischi per la sicurezza e la stessa dimensione degli impianti, salvaguardando il paesaggio, ci sono vantaggi che vanno oltre la disponibilità della risorsa energetica. Illuminanti i chiarimenti forniti da un esperto come l’Ad di A2A, Renato Mazzoncini. Il prezzo dell’energia elettrica nel Sud, secondo le previsioni, si ridurrebbe, favorendo il potere contrattuale delle imprese con i fornitori. Con l’energia a costo contenuto, si attiverebbe un reshoring industriale. Il Sud, insomma, potrebbe contare su un formidabile attrattore di investimenti. Un vantaggio che si aggiungerebbe a quelli originati dal completamento della rete ferroviaria ad alta velocità e capacità, dalle convenienze normative e fiscali delle Zone economiche speciali, dalla messa in rete di porti, interporti e manifattura attraverso la realizzazione o il completamento di strutture intermodali, e il potenziamento della logistica. Insomma, il gioco stavolta vale la candela.