Anche per il ponte del 25 aprile Napoli fa bingo. Dai primi riscontri non definitivi, pare che la differenza di afflussi registrata dagli alberghi sia stata addirittura del 56%, un incremento da sogno che produce nuove entrate per diversi settori commerciali cittadini e non solo per gli operatori del settore ricettivo. È comprensibile che a cantare vittoria siano anche le istituzioni locali, che peraltro devono fare tutto quanto è nelle loro possibilità per evitare che la gestione dei tantissimi nuovi arrivi resti incontrollata, generando caos e degrado per il territorio. Sotto questo aspetto, è apprezzabile il tentativo di diversificare gli itinerari dei visitatori nell’ambito dei Quartieri Spagnoli, evitando che tutti si dirigano come esclusiva meta verso la cosiddetta piazza Maradona, con i suoi murales tanto suggestivi quanto pericolosi per il traffico motorizzato e perfino pedonale. Così come è da giudicare con interesse e favore lo sforzo dell’amministrazione comunale per contrastare le strutture di accoglienza abusive, attraverso soluzioni software capaci in pochi istanti di confrontare le promozioni web effettuate da location ‘sospette’ con gli esercizi che pagano effettivamente la tassa di soggiorno. Ci sembra peraltro saggia l’intenzione, espressa dall’Assessore al Turismo di Palazzo San Giacomo, Teresa Armato, di non puntare a cancellare l’esistente, bensì, nei limiti del fattibile, di ricondurlo al rispetto delle regole, a cominciare ovviamente dal rispetto degli adempimenti fiscali. In un territorio segnato da mille contraddizioni e ancora gravato da tassi di disoccupazione del tutto fuori norma, è giusto proporsi di agevolare l’emersione, piuttosto che bloccare inesorabilmente percorsi di crescita della base produttiva complessiva. È il problema meridionale, che resta irrisolto e continua a evidenziarsi a ogni rilevazione statistica. Perfino in quelle che riguardano il turismo: basta che si guardi a quello ‘in uscita’, anziché a quello ‘in entrata’. L’ultima elaborazione Istat in  proposito ci dice che anche la domanda turistica dei residenti in Italia nel 2022 è risultata in netto recupero, anche se non ha ancora raggiunto i livelli pre-covid del 2019. A viaggiare, però, è in grande maggioranza il Nord (quasi il 53% dei turisti di casa nostra), contro il 19,7% del Centro, l’8,9% delle Isole e l’8,8% del resto del Sud. Insomma, viaggiare costa e lo fa chi può permetterselo. Che, quasi sempre, ha livelli di reddito superiori a quelli di chi risiede nel Mezzogiorno.