Sembrerà davvero strano, oltre che singolare, ma è drammaticamente vero!

Il giorno stesso della grande festa sportiva del Napoli Calcio, probabilmente approfittando della attenzione mediatica riservata alla conquista del quarto scudetto, la Prefettura di Napoli, proprietaria dell’immobile di culto, ha deciso, contro ogni logica e inopinatamente, la chiusura del Museo Diocesano di Largo Donnaregina, nel cuore antico della città.

Non un problema di staticità dello storico complesso religioso, non una valutazione di opportunità, nella ipotesi, al quanto improbabile, che il Museo nato nel 2007 per volere dell’allora Cardinale Crescenzo Sepe, avesse registrato in città scarso interesse artistico-culturale, magari con un insignificante numero visitatori e amanti dell’arte sacra. Tutt’altro! Il Museo Diocesano viaggiava con le vele spiegate e l’interesse dei visitatori cresceva di mese in mese rendendo, per altro, indipendente la Direzione Museale in ordine agli interventi di manutenzione ordinaria e alle spese per il personale (una quarantina di addetti tra custodi, restauratori, esperti di storia dell’arte. Dipendenti che, allo stato, risultano senza lavoro.)

Ma quel che insospettisce e che rende ancor più insopportabile questa decisione di sopprimere un sicuro e riconosciuto luogo di cultura cittadina, é dato dal periodo estivo con l’arrivo di tanti turisti italiani e stranieri  che, proprio in questi giorni, hanno prenotato e anzitempo una visita guidata tra le sale del Museo Diocesano. Sale prestigiose della chiesa barocca che si sviluppano in oltre 3000 metri quadri espositivi e che ospitano oltre 400 capolavori dell’arte sacra dal 500 al 700 napoletano con opere di artisti impareggiabili del calibro di Luca Giordano, Aniello Falcone, Andrea Vaccaro, Massimo Stanzione, Francesco Solimena, Paolo de Matteis, tra i pittori più celebri. Cui si aggiungono sculture preziose come il monumento funebre della Regina Maria d’Ungheria realizzato da Tino da Camaino o gli affreschi giotteschi delle volte della Cappella Loffredo e del coro gotico attribuite alla scuola di Pietro Cavallini, tanto per rimanere nell’ambito della esposizione permanente di opere artistiche del Museo Diocesano. Complesso monumentale e museale che ha avuto, in questi circa 20 anni di attività, il merito di aver aperto le proprie porte a tante iniziative artistiche di rilievo internazionale, ospitando mostre temporanee di sicuro richiamo culturale e turistico, da Leonardo da Vinci a Michelangelo, dal Vasari al Pinturicchio. Di rilievo anche i concerti che sono stati programmati ed eseguiti nelle splendide sale del Museo Diocesano che hanno attratto migliaia di visitatori e appassionati di musica classica. Iniziative che vengono riproposte normalmente nei mesi di programmazione autunnali. Così come i congressi e convegni di qualità che sempre più facilmente vengono ospitati nelle sale congressi del Museo Diocesano (appena chiuso!) come dimostrato anche dalla scelta del Governo Italiano che ha inteso ospitare nel Museo napoletano la serata di Gala dei Presidenti dei Parlamenti dei Paesi del G7 nel mese di settembre dello scorso anno, riconoscendo la qualità dell’ospitalità e la magnificenza del sito museale.

Poco da aggiungere sulla qualità del complesso Museale Diocesano. Molte invece le riflessioni preoccupate e le conclusioni che ciascuno di noi può trarre da questa vicenda sconcertante che vede protagonisti Prefettura e Curia di Napoli. Noi non vogliamo entrare nel merito delle diatribe di ordine giuridico-amministrative tra i soggetti interessati alla vicenda.  Ma da cittadini più o meno sensibili alla vita della città e al suo sviluppo culturale e sociale, non possiamo che evidenziare la scelleratezza di questa chiusura indecifrabile e inopportuna del Museo cittadino. Nella consapevolezza, piuttosto, che sulla strada del recupero di tante chiese del patrimonio artistico cittadino e del riuso a fini artistico-culturali di questi ex edifici di culto, ci sia ancora tanto da fare, nell’interesse della collettività e dello sviluppo della città. E ci preoccupa non poco che siano proprio Prefettura, Curia e Enti locali i protagonisti di queste future attività di recupero funzionale delle ex Chiese di culto, ormai non più procrastinabili mentre, senza apparente motivo, si procede alla chiusura di un presidio culturale e artistico di pregio universale. Un paradosso tutto napoletano, ma davvero insopportabile.