Chi ha avuto la possibilità, questa mattina, di passeggiare per il lungomare o nelle strade panoramiche di via Posillipo o, ancora, affacciarsi dai belvedere del Parco Virgiliano, ha potuto godere uno spettacolo davvero sensazionale. Direi unico. Il cielo si presentava sgombro di nuvole. Un fresco venticello a malapena riusciva ad attenuare il calore delicato dei raggi del sole. E il panorama che si poteva ammirare della città, da Mergellina alla costiera sorrentina, in una giornata assolutamente limpida e senza nessun velo di foschia portato via dal vento, era davvero strabiliante. Mozzafiato. Mi sono guardato intorno e riflettendo su questa meraviglia ho espresso a me stesso la soddisfazione di vivere in questa città davvero unica. Tuttavia poco ci è voluto perché la soddisfazione si tramutasse in rabbia e sconcerto: da Piazza Vittoria ho percorso a piedi un tratto della Riviera di Chiaia sino a raggiungere la nuova stazione di Piazza S. Pasquale della Linea 6 della Metro da qualche mese inaugurata. Intendevo prendere questo trenino che mi avrebbe portato rapidamente a casa, a Fuorigrotta. Ma la stazione era chiusa. Il servizio metropolitano si fermava a Mergellina. Nessuna indicazione al pubblico circa i motivi dell’interruzione del servizio. Non mi rimaneva che fare due passi e raggiungere una fermata dei bus sulla Riviera di Chiaia. Poche fermate e sarei comunque arrivato in breve tempo a Fuorigrotta. E qui casca l’asino: dopo un’ora e poco più di attesa, nessun bus di linea in direzione di Fuorigrotta è transitato sulla Riviera, lasciando sotto un sole ormai caldissimo per l’orario quasi pomeridiano, decine e decine di utenti del servizio pubblico in preda alle imprecazioni più colorite. Ad un tratto passa una piccola smart con degli studenti a bordo, rallentano in prossimità degli sventurati in attesa del bus e avvertono che c’è un pauroso ingorgo all’imboccatura del tunnel della Vittoria, in via Acton, nel quale sono coinvolti numerosi autobus di linea in transito, oltre ad una marea di autovetture letteralmente paralizzate nel traffico. La causa parrebbe ascrivibile al cantiere di via Acton per i lavori di ripristino della linea tranviaria al centro della carreggiata. La stessa linea tranviaria che fu inopinatamente e scioccamente (o se volete colposamente) eliminata dal Comune di Napoli negli anni della Giunta Iervolino. Ed oggi, dopo anni di sospensione del servizio con la conseguente follìa della copertura dei binari, si prova a rimetterla in funzione, anche per supplire alle carenze strutturali di quella Linea 6 che non vedremo in esercizio completamente prima di una decina di anni ancora. E vi dimostreremo perché. E’ stato detto dagli Amministratori cittadini che la Linea 6 aveva un problema di carenza di macchinisti e che appena risolta la procedura di assunzione dei medesimi, il servizio sarebbe stato regolarizzato con il numero di corse previsto. Falso! E’ stato detto che i trenini attualmente in servizio dovevano essere sostituiti a breve con vetture più moderne, capienti ed efficienti. E che questo problema creava i disagi attuali riscontrati. Falso! Bisognerebbe dire agli utenti, piuttosto, che i nuovi vagoni non possono essere immessi sulla linea ferroviaria in sottovia perché non esiste ancora in superficie l’area di manovra dei treni con tanto di edificio per la manutenzione con relativo accesso alla linea ferroviaria sottostante. Opera pubblica assolutamente necessaria e prevista da un Accordo di Programma sottoscritto solo da due mesi con le Ferrovie dello Stato (che deve cedere i binari con relativa area di manovra dei treni, sottraendola al fascio di binari dello scalo merci della Stazione FS di Campi Flegrei) Un Accordo di Programma indispensabile per la funzionalità della Linea di Metropolitana, ma che andava sottoscritto almeno 10 anni orsono per consentire una corretta operatività della linea ferroviaria da poco inaugurata. Ma che rimane priva dell’area di smistamento dei treni in superficie, oltre al fabbricato per le manutenzioni e deposito dei treni (al momento solo progettato) e di ogni altro servizio o impianto ferroviario necessario e allo stato inesistente.  Questa la tragica (o tragicomica) realtà della Linea 6 che rimane, al momento, una splendida realizzazione esclusivamente di richiamo turistico, con le stazioni artistiche già realizzate e che vanno ad aggiungersi alle tante opere d’arte di cui la città può vantare (come se ne avessimo poche da offrire ai turisti). Nessuna utilità sul fronte dei trasporti urbani, se è vero come è vero, che la Linea 6 è sostanzialmente inaffidabile per i disservizi continui che si producono, sospensioni del servizio senza preavviso e, soprattutto, utilizzabile solo nelle ore diurne con sospensione ordinaria del servizio dalle ore 15, proprio per le incongruenze e le deficienze strutturali sopra segnalate. Da qui la necessità del ripristino della linea tranviaria di superficie con nuovi e insopportabili lavori sulla sede stradale, da Piazza Municipio a Piazza Sannazzaro, in piena stagione turistica. E senza voler considerare il costo dei lavori per il bilancio comunale per questo ripristino, a fronte della follia della soppressione della linea tranviaria disposta dalla Giunta Iervolino, per cui andrebbe compulsata la Corte dei Conti per una attenta verifica della utilità di quei lavori disposti soltanto nel 2010.  Ma abbiamo detto forse troppo della linea 6 e del tardivo ripristino della linea tranviaria di superficie che, finalmente riprenderà a funzionare, (non senza i disagi per la cittadinanza che hanno coinvolto anche chi vi scive) da Piazza Municipio a Mergellina. Aspettando appunto la Linea 6. Abbiamo invece voluto evidenziare la schizofrenia dei nostri amici “progressisti” che governano questa città ininterrottamente da almeno 50 anni (Giunta Valenzi 1975 / Giunta Manfredi 2025) sotto l’aspetto del funzionamento del sistema dei trasporti cittadini e nell’Area Metropolitana di Napoli. Non possiamo pertanto trascurare quanto accade alla Funicolare Centrale, chiusa nuovamente il 24 Aprile scorso dopo mesi interminabili di lavori di manutenzione che hanno prodotto e che continuano a produrre disagi inenarrabili ad oltre 22 mila passeggeri al giorno che mediamente utilizzano questo impianto fondamentale per il collegamento dal centro cittadino alla collina del Vomero. Senza parlare dei disagi per i turisti che utilizzano la funicolare centrale per raggiungere i Musei collinari. E che dire del disastro del Monte Faito con il crollo della cabina della funivia gestita dal EAV? Noi non vogliamo aprire una pagina dolorosa su un accadimento che ha prodotto vittime e feriti. Tuttavia non possiamo trascurare un evento che ha, all’origine, una probabile carenza di manutenzione o di controlli accurati degli impianti. E questo lo dirà con ragionevole certezza l’indagine prontamente disposta dalla Magistratura. Concludiamo con la linea 1 della Metropolitana cittadina. Ormai non si contano più i giorni in cui il servizio viene anticipatamente interrotto per presunte cause tecniche, guasti agli impianti, carenza di personale viaggiante o degli impianti a terra. Posticipi di corse, soppressione di convogli sono all’ordine del giorno e altissima è anche la contrapposizione tra Direzione dell’ANM e personale della Merto 1 che si ribaltano le responsabilità le incongruenze, i disservizi, e i mancati interventi di riparazione necessari sui convogli, negli impianti a terra, nelle stazioni lasciate senza strumenti efficaci o almeno funzionanti di vigilanza e sicurezza. Difficile individuare la responsabilità di tali problematiche. Quel che è certo che una linea ferroviaria metropolitana, costata miliari di Euro tra fondi statali e fondi comunitari oltre a innumerevoli anni di disagi della popolazione residente in ogni punto della città per la costruzione degli impianti, non può essere lasciata al degrado e all’inefficienza. Non lo sopporterebbe la città. Non può essere compresa da una metropoli che sta facendo passi da gigante verso una stagione di autentico rinascimento della cultura, del lavoro di qualità, del turismo, dell’innovazione e della ricerca, del rilancio della portualità, del futuro delle nuove generazioni.