La Germania di Sholz nega i carri Leopard2 all’Ucraina. Berlino teme l’escalation o si illude che il mondo tornerá come prima dell’invasione?

La saga dell’ipocrisia allo stato puro; Germania e USA che si rimpallano per evitare la capitolazione di Mosca

La Turchia con becere scuse vieta l’ingresso di Finlandia e Svezia nella Nato per non appesantire il fardello dell’amico Putin

di Rosario Lavorgna

L’incontro di Ramstein tra il gruppo di contatto per l’Ucraina è miseramente fallito come ci si aspettava e non serve a nulla pensare alla lunga e sofisticata lista di armi che Kiev riceverá nei prossimi giorni, anche perchè quelle armi non fanno affatto la differenza sul campo di battaglia e questo lo hanno capito anche i marziani, ormai. Gli Usa da una parte che non vogliono demolire la Russia, i Tedeschi che addirittura pensano ancora di ricucire un rapporto e riprendere gli affari , una follia dietro un’altra che porterá inevitabilmente il nostro Continente ad uno scontro totale non appena la Russia si renderà conto di queste agevolazioni. A schiacciare il piede sull’accelleratore è un attimo dopotutto hanno milioni di uomini da far uccidere e da uccidere, quindi lo spasso per Putin e conpagni di merende non manca. La Germania dunque ha negato a Kiev i carri armati da conbattimento Leopard 2, gli Usa negano gli M1 Abrams, i patriot e i Samp-T serviranno a difendere lo spazio aereo, ma quello terrestre, con l’orda d’invasione fatta di mezzo milione di coscritti pronta a ripartire, chi la ferma? Molti analisti, i più spregiudicati pensano che la Nato si renderá conto di aver fallito quando Putin e accoliti inizieranno la grande mattanza, quella che fin ora non abbiamo ancora visto, e poi dopo l’Ucraina sará la volta della Moldavia, poi dell’Estonia, magari la Lituania e poi ancora tutti quei paesi nati dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica e che oggi hanno voltato le spalle allo zar. Un’area enorme quanto un continente di cui oggi la Russia necessita per definirsi grande, potente, impero.
Persino la grande Germania ha paura di Putin, è questo il dilemma esistenziale dell’Europa; il motore economico del vecchio continente ha bisogno del gas russo per funzionare e questa malsana dipendenza sarà la rovina del pianeta, esattamente così come è stata concepita fin dall’inizio, e lo scopo è stato sempre quello, avere l’Europa asservita al gas sovietico. Ma Putin ha imparato a proprie spese che l’Europa non è gelata senza il suo gas, che le industrie non si sono fermate senza il suo petrolio, che le nazioni non si sono divese in nome e per conto dell’energia. A Ramstein è mancata l’onestà sia da parte degli Usa che della Germania come della Cenerentola Ungheria che pensa di fare affari con Putin ed essere una pedina strategica per via dei veti. Un po come lo è la Turchia, l’altra bella addormentata nel bosco della Nato che vieta con becere scuse l’ingresso di Svezia e Finlandia nell’alleanza per non aggravare il fardello dell’amico Putin. Un fatto è certo: lo scenario che abbiamo avanti agli occhi fotografa Germania e USA che giocano a rimpiattino cercando di evitare la capitolazione di Mosca che sarebbe un danno ancora più grande della stessa guerra in Ucraina. Biden lo fa consigliando agli Ucraini di attendere per le controffensive, ma negando di fatto i mezzi pesanti, quelli che spazzerebbero via il nemico dal campo di battaglia; dall’altra parte c’è Sholz terrorizzato al solo pensiero di inasprire i rapporti con Mosca se non comprometterli definitivamente. In mezzo ci sono gli Ucraini che ad ogni secondo della giornata muoiono per mano russa, muoio nel corpo, nel territorio e muore persino la speranza di poter avere un Paese libero dal stivale sovietico. La guerra, miei cari signori, è un’altra cosa, ma quando ne avrete contezza, sará troppo tardi. Come ho già detto più volte, e prima di me vagonate di analisti, il mondo non sarà mai più quello del 23 febbraio del 2022.