“GOVERNO INVOCA MAGISTRATO ALLINEATO ALLA POLITICA”

SALERNO – Si è tenuta ieri pomeriggio presso il Palazzo della Provincia di Salerno la prima giornata del 3° Congresso Nazionale di UNICOST, dedicato al tema “Le riforme in corso: tutela dei diritti e principio di uguaglianza”.
Nei saluti iniziali, ha espresso il suo commiato, la presidente nazionale uscente, Rossella Marro, ripercorrendo il lavoro svolto e analizzando lo stato della giustizia e dell’associazionismo giudiziario:
“La tensione tra l’ordine giudiziario e il potere politico è un fatto connaturale”, ha esordito Marro, ammonendo: “Se un giorno queste tensioni non saranno più registrate vorrà dire che qualcosa non ha funzionato”. Ha proseguito la presidente: “Un aspetto del malessere che attraversa il rapporto tra magistratura e politica dipende dalla valenza politica che viene talvolta attribuita ai provvedimenti giudiziari di un certo rilievo”. “La individuazione dei fini spetta solo alla politica”, ma al magistrato “spetta il gravoso compito di interpretare la legge nell’ambito del più ampio contesto dei principi costituzionali ed europei”. Pur ribadendo che  è  “legittimo criticare i provvedimenti giudiziari”, “sempre più spesso si assiste ad un’attività di attacco diretto alle persone dei magistrati per l’attività di interpretazione costituzionalmente orientata, come se l’attività di interpretazione della legge […] fosse da bollare come attività eversiva”. 
Marro ha dunque denunciato che “ciò che viene invocata non è la figura di un magistrato imparziale”, ma “allineato a quello che potremmo definire lo spirito politico del tempo” e “viene minacciata per tale strada […] la stessa separazione dei poteri”, aggiungendo: “Operare deliberatamente per minare la fiducia dei cittadini nei magistrati mette in crisi uno dei fondamenti della convivenza civile”. 
La presidente ha poi passato in rassegna la situazione carceraria, dedicando la parte finale della sua riflessione alla “grande attività di rinnovamento del gruppo di Unità per la Costituzione, che ha dato luogo ad una impegnativa e coinvolgente costituente e alla riscrittura delle regole interne”. In merito all’associazionismo, Marro ne ha sottolineato il valore civile, ragionando su come “a fronte dei gravi rischi che possono conseguire alla riforma costituzionale in corso di approvazione, la reazione della magistratura è stata forte e compatta”. La presidente, infine, ha anche evidenziato come “la  creazione di un Csm per i soli pubblici ministeri […] rischia di rafforzare in modo spropositato la funzione inquirente e di indebolire quella giudicante”.
Anche Rosa Volpe, Procuratore generale presso la Corte d’Appello Salerno, nei saluti iniziali, ha criticato la riforma della giustizia in atto, notando come i magistrati sarebbero “l’unica categoria professionale in cui i rappresentanti sono estratti a sorte”. 
Volpe ha anche denunciato il funzionamento dell’Alta corte disciplinare che dovrebbe sostituire il Csm, che varrebbe solo per la magistratura ordinaria, con un irrituale meccanismo di impugnazione avverso le decisioni della corte presso lo stesso organo. La procuratrice ha esteso le proprie perplessità all’intera politica giudiziaria del governo, parlando di “giustizia selettiva” per chi esprime dissenso, in merito al recente dl Sicurezza. 
Critiche analoghe sono state formulate da Pietro Indinnimeo, Segretario distrettuale UNICOST di Salerno, che ha evidenziato i rischi formalistici legati alla riforma in atto.
Nella tavola rotonda tecnica, il professore Giuseppe Campanella ha contestato il ‘doppio CSM’ previsto dalla riforma. Gli ha fatto eco la prof. Giovanna de Minico, che ha evidenziato come sia in atto uno stravolgimento della separazione dei poteri, atta a favorire l’esecutivo di fronte alla magistratura. La critica politica della professoressa si è estesa al dl Sicurezza.
Ha proseguito Antonio Balsamo, Direttore del Centro studi Nino Abbate, attraverso un articolato ragionamento di diritto comparato, osservando come nel nostro sistema, caratterizzato da un unico ordine giurisdizionale e dal principio dell’obbligatorietà dell’azione penale, abbiamo il 50% di assoluzioni. Nel sistema americano, con la separazione delle carriere, abbiamo il 91.6% di condanne. “Questa sarebbe la riforma garantista!”, ha chiosato Balsamo.
Ha concluso il panel la dottoressa Cristina Mazzagalli, sostituto procuratore generale , discutendo di diritto penale comparato alla luce della riforma del governo.