Più che la convinzione di dover cambiare politica calcistica e strategie di mercato, per i club italiani hanno potuto prima il COVID poi la grave crisi economica e finanziaria che ha colpito soprattutto i top club. Le crisi di Milan, Inter, Juventus e Roma su tutte, con i cambi spesso traumatici di proprietà e dirigenze ha costretto a superare la diffidenza nel lanciare più spesso i giovani. E così dirigenti ma anche allenatori di squadre che per storia e blasone devono vincere si sono sempre fidati poco dei giovani cercando le loro certezze nel curriculumdi una carriera spesso in fase calante. L’ attuale situazione economica e l’ invasione araba con i petrodollari sta però inducendo anche i club più forti a contenere le spese sul mercato e reperire giovani talenti da valorizzare. E proprio le milanesi e la Roma, sull’esempio del Napoli scudettato stanno modificando la tendenza a limitare l’ingresso dei giovani. In particolare il Milan dopo il benservito dato a Maldini e Massara ha puntato deciso su giovani in carriera o da rilanciare consegnando a Pioli ben 7 giocatori sotto i 25 anni che dovranno essere il fulcro del gioco rossonero. Stesso discorso vale per la Roma di Mourinho che oltre ai vari Zalewski, Bove e Mancini ha puntato su N’ Dike, Aouar e Kristensen ma anche per l’ Inter di Inzaghi che con l’acquisto di Frattesi e quello più che probabile di Scamacca oltre alla presenza di giovani già affermati come Bastoni e Barella sta dando un marchio di italianità alla squadra. E sull’onda della gioventù non possiamo dimenticare il Napoli di Aurelio De Laurentiis che ha vinto meritatamente lo scudetto dopo 33 anni avendo avuto la forza e il coraggio di puntare su giovani semisconosciuti come Kim, Kvaratskhelia.Osimhen,Raspadori,Ostigard, al posto di icone come Insigne, Mertens, Ospina e Koulibaly. Napoli oggi alla ricerca di tre elementi giovani e di prospettiva da valorizzare per diventare più competitivi anche in Europa. Non sarà facile perché le risorse economiche del club partenopeo inducono molte società a chiedere molto più del reale valore di mercato di qualche loro gioiellino. E qui salta fuori l’ unico neo della gestione del club partenopeo: la mancanza di un vivaio all’altezza della prima squadra.Le eccezioni in Italia però ci sono e si chiamano Empoli e Sassuolo. Due club e due dirigenze che da anni fanno scuola in questa direzione con i presidenti Corsi e Rossi e i direttori Accardi e l’Ad Giovanni Carnevali. Per queste due società non esistono preclusioni verso i giovani, anzi, perché anche per i tecnici è la qualità e non l’esperienza a determinare le gerarchie. C’è la costante capacità di creare nuovi patrimoni attraverso uno scouting meticoloso e un vivaio eccellente.
Per ultima, in questo quadro che potrebbe rilanciare decisamente il nostro calcio, parliamo della Juventus del nuovo corso societario e tecnico che pero’ riparte da Allegri che nell’ultimo biennio è stato oggetto di molte critiche. E pur essendo stato costretto a lanciare diversi giovani di valore come Miretti, Fagioli, Illing jr, per il flop sia di Pogba che di Di Maria, il tecnico livornese ha chiesto al neo direttore dell’area tecnica due “giovanotti” come Lukaku e Kessie,dicendosi disposto a sacrificare in presenza delle…solite “offerte irrinunciabili” addirittura a due giovani del valore di Vlahovic e Chiesa che in verità con il tecnico hanno avuto zero feeling per come sono stati utilizzati. Sarà curioso vedere se esperienza e carta d’identità per Allegri, per Giuntoli e per la nuova dirigenza daranno risultati e incideranno più del talento e della gioventù. Una sorta di sfida per il futuro bianconero e anche di Allegri, tacciato di un integralismo tattico ormai superato. A nostro sommesso avviso nel panorama pedatorio italiano la differenza non va più ricercata solo nei risultati immediati ma anche e soprattutto nella progettualità. Milan e Napoli, con l’ Inter sono per ora più avanti delle altre grandi o presunte tali.