…Seconda parte

Ed è intorno alla figura del giocatore di calcio che sempre più nell’ immaginario collettivo incarna l’ eroe invincibile, il mito agli occhi della tribù del calcio, i tifosi. Va rimodulato un progetto di calcio che lo tenga al centro di tutto il movimento come uomo e non come “azienda” in primis per sé stesso…Rispettosi di una verità inconfutabile: l’ uomo-atleta è una “macchina” migliorabile che però non potrà mai diventare perfetta. C’è la necessità,dunque, che tutte le componenti del pianeta Calcio aiutino i calciatori a sopportare meglio impegni,fatiche e stress con scelte logiche e ponderate, soprattutto attuali con quelle che sono le esigenze e le richieste del calcio moderno.
Per esempio, nel caso del mondiale per club, scegliere un periodo dell’ anno dove il clima sia ideale per giocare a calcio. In Europa tra fine novembre e dicembre e in America o in Asia il periodo climaticamente rispondente. E così si potrebbe pensare anche ad una competizione ogni due anni. Tuttavia la scelta più importante e coraggiosa la devono fare i club per Storia e vittorie più famosi, se vogliono reggere e rendere sostenibili i ritmi frenetici che impone lo Sport-Business.
Oggi si parla di rose “profonde” con 22 calciatori di movimento per fare fronte ai tanti impegni con un allenatore, diversi collaboratori e il preparatore atletico. Si è toccato con mano che tale scelta funziona fino a un certo punto della stagione agonistica, poi si assiste ad un calo generale che non è solo fisico atletico ma anche mentale dovuto allo stress inevitabile che i giocatori accumulano tra impegni ufficiali ravvicinati e la posta in gioco in ogni partita. A nostro sommesso avviso sono maturi i tempi perché nel calcio si vada verso un modello di squadra più articolato e completo, più vicino a quelli già utilizzati nel football americano o dalle squadre ciclistiche. Cioè un roster di 30 giocatori allenati per reparti ognuno con un allenatore e un preparatore responsabili, coordinati da un head-coach che alla vigilia della gara, preparata analizzando l’ avversario da affrontare, raccolga i dati passatigli dai colleghi allenatori e decida di conseguenza quale formazione mandare in campo. Dare vita ad un progetto del genere diminuirebbe di molto l’ accumulo di stress fisico e mentale per un approccio meno teso all’ evento agonistico, garantendo anche la necessità di maggiore forza lavoro da impiegare magari inducendo ad una solidarietà da più occupazione meno stress e anche, soprattutto tra i big, richieste economiche meno esose per l’ ingaggio.
Ma in particolare, come hanno dimostrato PSG, Real Madrid, Fluminense e Chelsea, la necessità di puntare molto, moltissimo su giovani di valore cresciuti nei vivai, nelle varie cantere e scuole calcio dove si privilegi la tecnica individuale, il dribbling, la velocità al servizio del collettivo e non viceversa. Perché è con i giovani che gli allenatori e l’ Head coach possono portare dialogo, qualità e contenuti che servano sempre più a saldare il gruppo dei vecchi con i nuovi senza creare ansie da prestazioni e continui stress e migliorare gioco e spettacolo. Il tutto ricordando sempre che l’ uomo è una macchina perfettibile ma che non sarà mai perfetta, laddove l’ errore, gli incidenti di gioco e non solo, fanno parte di un quotidiano di cui il calcio moderno, tra continue partite, spostamenti da un continente all’altro a ritmi impressionanti, è diventato l’ emblema di un’ attività che è sempre meno,Sport e divertimento, e Sempre più Fatica e rincorsa al denaro.Senza preoccuparsi dei pericoli che corrono i suoi protagonisti e lo stesso Calcio che vive, oggi, soprattutto grazie alla passione di quella folla immensa che Desmond Morris ha definito “La tribù del calcio”. Una tribù da migliorare e non da far sparire o relegare al ruolo di comparsa!