A questo Napoli ormai non può bastare un pellegrinaggio di massa a Montevergine né a Madonna dell’ Arco. Ma aggiungerei anche Lourdes, Fatima e non so se ce la facciamo. Perché ora l’ incubo è totale e la sconfitta contro il Toro ha certificato che il Napoli non c’è più. Al suo posto un oggetto indefinito che si fa fatica a chiamare squadra perché ognuno recita a soggetto senza idee, senza costrutto ma soprattutto senza più quella voglia di combattere che sembrava, illusione pia, tornata con l’ avvento di Mazzarri. Il tecnico di San Vincenzo sarà pure l’ ultimo responsabile di una situazione diventata angosciante ma va detto che anche lui sembra precipitato in una confusione totale. È un’ angoscia irrespirabile e crediamo che la decisione del “tutti in ritiro subito”, voluto dalla proprietà in questo momento ci sembra più che inopportuno. Da oggi, garantito, l’ ambiente sarà irrespirabile. Questo Napoli del 2023-2024 è una squadra così, che non riesce a ripartire, fa un passettino poi si ferma, che a giudizio del suo padrone aveva imparato a memoria la lezione per vincere, ma chiamata in cattedra fa scena muta ormai da mesi non sapendo dare continuità a ciò che aveva raggiunto appena qualche mese fa. Ora tutti pensano, parlano, scrivono e criticano come se avessero la bacchetta magica per risolvere quello che è diventato un vero e proprio incubo per tutto l’ ambiente Napoli e soprattutto per i tifosi. Parlate e dissertare su quello che è accaduto a Torino, contro una buona squadra e nulla più è un inutile esercizio onanistico da parte di trombe, trombine e tromboni sfiatati che vogliono parlare di calcio per riempire pagine di giornali o il video con i loro faccioni..
Ma provate ognuno di voi, a ricordare nella vostra memoria a cercare una storia analoga nella storia del nostro calcio a quella di questo Napoli con lo scudetto sulle maglie e sprofondato in un buco nero che lo sta pian piano disgregando. Un Napoli da cui ci si aspettava, dopo lo scudetto di giugno, non il difficile bis ma l’ emozione inebriante della conferma di essere una grande squadra. Più di tutti ne era sicuro il presidente, convinto di poter fare a meno di un grande allenatore e di un grande dirigente nella certezza di avere un club e una squadra in totale controllo. Sembrava…
Ora il re è nudo, la “sua” squadra a Torino ha dimostrato di essere rimasta un’ incompiuta che non è quella brillante e vincente del recentissimo passato ma non è nemmeno quella del futuro prossimo. Una conferma per chi non lo vuole sentire o non può dirlo che il Napoli per il suo padrone è sempre e solo stato la gallina dalle uova d’oro – soprattutto grazie ai tifosi – per ripianare i debiti della Filmauro. Ora tra un auting frallocco fatto e una promessa di mercato scintillante a gennaio, gli restano tra le mani i cocci di una squadra rotta in tutti i reparti, senza un leader capace di farla rialzare e darle un briciolo di autostima e voglia di lottare. La resa di Torino è stata to-ta-le! E sarà dura, durissima, portare in quello che viene definito il mercato di riparazione almeno tre giocatori pronti subito e in grado di garantire la rifondazione che verrà a giugno. Ma il presidente tra una sfuriata e una sceneggiata dopo la Supercoppa ci illuminerà con le sue verità…e vedremo che mercato sarà con mal di pancia di sempre più giocatori che vogliono andare via e la dicono lunga sul clima che si respira in società e soprattutto nello spogliatoio. Non siamo all’ Homo homini lupus ma dov’è quell’ unità di intenti che di buoni giocatori ne ha fatto un gruppo coeso e granitico? C’è stato chi ha visto nello scudetto del Napoli un progetto chiaro, un modo “nuovo” quasi rivoluzionario di fare calcio. Una grande bugia cui ha creduto una sola persona. Indovinate chi….Magari delle idee ci sono pure, ma mai realizzate fino in fondo.Anzi il club, nelle ultime stagioni ha sostenuto, senza enunciazioni ufficiali ma nei fatti, l’ irrilevanza dell’ allenatore. Infatti si è affidato all’ ideologia del suo numero uno più che puntare alle necessità del campo. E quest’ anno il flop é, per ora, totale. Magari si sarebbe dovuto trovare un equilibrio diverso contemperando le esigenze economiche con le necessità di rafforzare la squadra titolare con due grandi giocatori. Non è successo. Ma questo, e chi ha fatto un po’ di calcio lo sapeva già, era l’ anno più difficile…quello della consacrazione. Il match di Torino ha detto chiaramente che se il Napoli a gennaio non si dota di tre titolari, due in difesa e uno a centrocampo, questa stagione lascerà il sapore amaro di un’ occasione perduta e, forse, la fine di 14 anni consecutivi in Europa. A chi toccherà il “mea culpa” ? I tifosi attendono risposte immediate.