ISTAMBULRecep Tayyip Erdoğan si è assicurato la vittoria sul suo rivale Kemal Kılıçdaroğlu dopo un ballottaggio presidenziale senza precedenti, in un voto che ha portato alla luce la netta polarizzazione politica della Turchia. Erdoğan ha ottenuto il 52,14% dei voti, mentre Kılıçdaroğlu ha ricevuto il 47,86%. Lo scarto tra i due candidati è stato di oltre 2 milioni di voti. La vittoria del leader più longevo della Turchia gli offre un altro mandato per portare avanti il suo avventurismo geopolitico di stampo neo-ottomano. Ma in questa competizione elettorale il problema non è tanto politico, ma geostrategico. In giro per il mondo sono molti gli analisti che hanno letto il risultato del ballottaggio con ben 2mln di voti di scarto, e visti i risultati del primo turno, come una prova di forza esterna rispetto al consenso turco in se per se. Non è un caso la grande collaborazione con la Russia nonostante sanzioni e divieti; non è un caso l’amicizia tra il neo rieletto presidente della Turchia e lo zar Vladimiro; non è un caso che i veti ad orologeria in ambito NATO sono proprio quelli espressi dalla Turchia, oltre che dall’Ungheria. Il dato concreto, a suffragio di tutto ciò, è che se avesse vinto Kemal Kılıçdaroğlu, la Turchia si sarebbe allontanata da Mosca, sbarrando la strada definitivamente alle ambizioni del Cremlino sul mar nero e quindi sulla distribuzione delle materie prime aggirando ostacoli e veti incrociati. In questo senso la Turchia è una spina nel fianco della NATO, ma non solo, è anche un Paese che si erge a mediatore continuando a fare affari occulti con Mosca. In questo senso Ankara fa lo stesso gioco di Pechino. Entrambi sanno che la Russia è a pezzi e distrutta economicamente, per cui il suo gas sarà quasi regalato tra meno di un anno. E’ un discorso squallido, mi rendo perfettamente conto, ma oggi tutto è squallido e la guerra da “unica igiene del mondo” secondo il manifesto futurista di Filippo Marinetti”, è divenuta catarsi umana e spirituale alla ricerca di una nuova rinascita.