NAPOLI – Lunedì 2 dicembre sarà presentato e depositato un ricorso al Tar per porre fine alla discriminazione sulla disparità di trattamento introdotta dalla legge 130/2022 sulla Giustizia Tributaria tra i giudici di provenienza professionale rispetto a quelli di provenienza magistratuale. Lo annuncia Eduardo Maria Piccirilli, dottore commercialista e giudice tributario alla corte di giustizia tributaria di Salerno, a margine della IV Giornata Internazionale di Studi ‘Linguistica ed Economia’ svoltosi a Castel Capuano. Prima della riforma, la giustizia tributaria si basava su commissioni composte da giudici selezionati con un concorso pubblico solo per titoli, sulla base di un principio costituzionale che valorizzava il contributo dei cittadini esperti al sistema giudiziario. Tra i giudici tributari vi erano due gruppi principali: i magistrati togati, provenienti dalle fila della magistratura ordinaria, contabile, amministrativa e militare, e i giudici di provenienza dal mondo professionale, come avvocati e commercialisti. “Con la Riforma, che rende il giudice tributario una figura togata a tempo pieno – spiega Piccirilli – i magistrati in servizio da almeno cinque anni, possono transitare nel ruolo di giudici tributari con una semplice domanda, senza affrontare esami o ulteriori valutazioni. Al contrario, i giudici tributari onorari, che per anni hanno esercitato queste funzioni con competenza, si trovano obbligati a superare un concorso pubblico per titoli ed esami per accedere alla stessa posizione. Questa differenza di trattamento ha creato una frattura evidente, con un gruppo che gode di un accesso semplificato e privilegiato, mentre l’altro, nonostante l’esperienza maturata, deve dimostrare nuovamente la propria idoneità”. E’ intervenuto alla Giornata di Studi anche l’europarlamentare Aldo Patriciello, che ha presentato in Europa diverse interrogazioni, di cui l’ultima il 6 novembre scorso, che, unitamente a svariate denunce di singoli giudici tributari, tendono a sollevare ed a risolvere, secondo il diritto unionale, proprio le criticità evidenziate. “Non a caso l’Italia, dopo aver ricevuto un preavviso di infrazione in relazione alla categoria dei giudici onorari di tribunale ed un possibile deferimento alla Corte di Giustizia per l’insufficienza delle misure adottate per superare le difformità di trattamento tra questi ed i magistrati ordinari – dichiara Patriciello -, sta ulteriormente tentando di far coincidere i trattamenti di queste due anime della giustizia. Allo stesso modo mi auguro che lo Stato italiano ponga mano alle ingiustizie che quotidianamente subiscono i giudici tributari sotto i molteplici profili”. La percezione di disparità è acuita dal fatto che entrambe le categorie hanno contribuito al funzionamento della giustizia tributaria per anni. Tuttavia, la riforma, pur introducendo un modello più professionale, sembra riconoscere il valore solo ai giudici tributati di provenienza magistratuale, relegando i giudici provenienti dal mondo delle professioni a una posizione di svantaggio: “mentre i primi ottengono il privilegio di un accesso diretto al nuovo sistema – conclude Piccirilli – i secondi devono ripartire da zero”.