Una buona parte del pianeta concorda sul ritorno al carbone per pure energia a basso costo. Il Paese capofila è il Pakistan che ha fatto sapere di voler quadruplicare la produzione di energia a carbone per ridurre i costi. A dichiararlo è stato il ministro dell’Energia pakistano Khurram Dastgir Khan. Lo scorso anno la carenza di gas naturale, che rappresenta oltre un terzo della produzione energetica del Paese, ha immerso vaste aree nel buio. Inoltre, l’aumento dei prezzi del gas naturale liquefatto (GNL) a causa della guerra in Ucraina e una grave crisi economica, avevano reso il GNL insostenibile per Islamabad. Il piano pakistano per passare al carbone, nato per garantire ai cittadini energia elettrica, è già iniziato grazie all’impianto della Shanghai Electric, finanziato nell’ambito del Corridoio economico Cina-Pakistan (CPEC), che ha iniziato a produrre elettricità la scorsa settimana. Il Pakistan prevede anche di potenziare la produzione di energia solare, idroelettrica e nucleare, ha affermato Dastgir. Ma ovviamente, come anticipato, non è solo il Pakistan ad avere velleità per così dire retrò, ma molti sono i Paesi che seguiranno l’esempio di Islamabad. Alla faccia della transizione energetica e della svolta verde che avrebbe dovuto prendere il pianeta per rallentare il mutamento climatico. Il problema essenziale è che la guerra in Ucraina e gli sconvolgimenti geopolitici hanno messo fine alle velleità energetiche della stragrande maggioranza dei Paesi che sono sovrani in quasi nulla, ma peggio ancora sul versante energetico.