Anche per il biennio 2024/2025 l’area riveste un ruolo centrale nell’economia dell’intero Paese con un significativo dinamismo imprenditoriale ed il traino della filiera turistica.
Napoli, 5 agosto 2025 –La congiuntura economica per il 2024 vede un Mezzogiorno che cresce più della media Paese (+0,9% per il Pil contro +0,7% a livello nazionale), con prospettive analoghe anche per l’anno in corso. Le imprese manifestano una rinnovata voglia di investire e il Turismo si conferma uno dei settori trainanti dell’economia. Il Sud, quindi, continua il suo percorso di sviluppo, seppur con ancora alcune criticità: un chiaroscuro di elementi su cui agire.
È il messaggio che emerge dall’ultimo numero del “Panorama economico di mezz’estate del Mezzogiorno” pubblicato da SRM, Centro Studi collegato al gruppo Intesa Sanpaolo, che fornisce una visione del Sud diversa, in cui la voglia di investire, la presenza di realtà innovative e le prospettive di crescita evidenziano numeri inattesi e forniscono spunti di riflessione e di policy per la crescita del Paese.
Il report documenta che l’export,
seppur in calo, continua ad essere un elemento trainante dell’economia dell’area; bisogna, in merito, prestare particolare attenzione all’impatto che potranno generare i dazi decisi dagli USA, considerando l’esposizione del Mezzogiorno verso tale area (pari nel 2024 al 10,4% del manifatturiero).
Per l’occupazione viene registrato un dato con segno positivo di incremento
: al primo trimestre 2025 si contano 6,48 milioni di occupati (quasi il 27% del totale Italia) con una crescita maggiore del dato nazionale rispetto all’analogo periodo del 2024(+2,8%, contro +1,8%).
Il tessuto imprenditoriale fa registrare altrettanto un rafforzamento:
nonostante un lieve calo delle imprese, cresce il numero delle Società di capitale con un +4,2% al I semestre 2025 rispetto al dato 2024 (+3,1% in Italia). Al Sud si contano anche, a luglio 2025, 683 PMI innovative, pari al 22,4% dell’Italia e in crescita del 12,5% rispetto all’anno precedente (Italia +4,9%).
“Il Panorama di mezz’estate di SRM – dice Massimo Deandreis, Direttore Generale SRM– conferma il ruolo strategico del Mezzogiorno nella crescita economica nazionale. Il Sud Italia registra una performance superiore alla media nazionale sia per il Pil nel 2024 (0,9% vs 0,7%) sia nelle prime stime per il 2025, trainata soprattutto dal dinamismo imprenditoriale, dal PNRR e dal settore turistico, che peraltro nell’anno in corso SRM prevede con flussi in crescita specialmente dall’estero”.
Il ruolo delle imprese è centrale in una logica di sviluppo futuro e quelle del Mezzogiorno mostrano una rinnovata volontà di investire. Dalla survey SRM rivolta a 800 imprese manifatturiere del Paese (delle quali circa 1/4 al Sud) emerge che quelle investitrici aumentano significativamente e mostrano una forte attenzione agli investimenti innovativi.
Si conferma, quindi, per il Mezzogiorno, la voglia di giocare un ruolo di primo piano per la crescita del Paese e le competenze presenti, unite alle connessioni fisiche e digitali che l’area mostra e alla competitività del suo sistema imprenditoriale, sono il punto di partenza: Turismo, Mare, Energia, Ambiente settori strategici su cui puntare.
“Nonostante le criticità strutturali dell’economia meridionale siano certamente ancora ben evidenti – afferma Salvio Capasso, Responsabile del Servizio Imprese e Territorio di SRM e coordinatore del Rapporto – emergono dei segnali positivi e incoraggianti. Tra questi si segnala l’incremento dell’occupazione (+2,8% nel primo trimestre 2025 rispetto al +1,8% dell’intero Paese), la crescita significativa delle Società di capitale (+4,2% nel primo semestre 2025, contro il +3,1% registrato a livello nazionale), lo sviluppo vivace delle PMI innovative (+12,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, contro il +4,9% in Italia), oltre al rafforzamento nei settori strategici della logistica e dell’energia green. Prosegue dunque il percorso di convergenza, con la sfida attuale di rendere tale sviluppo più stabile e sostenibile nel tempo. Saranno cruciali, per consolidare questi progressi, la valorizzazione delle risorse territoriali e l’utilizzo efficace degli strumenti a disposizione, come il PNRR, la ZES Unica e le opportunità offerte dalla programmazione europea”
La filiera turistica si conferma un comparto strategico per l’economia, anche grazie alla componente straniera che al Sud rappresenta il 41,5% delle presenze del 2024 con una crescita del 12,1% (Italia +8,4%). L’anno in corso segnerà un’ulteriore accelerazione: le stime SRM per il 2025 parlano di 92,6 milioni di presenze per il Sud, in aumento rispetto al 2024 del 2,3% e un sorpasso della domanda sul 2019. In dettaglio, si stima una crescita, seppur lieve, della componente domestica (+0,3%, contro una stabilità a livello nazionale) e una maggiore vivacità per la componente internazionale (+5,1%; in Italia +4,3%).
I porti, la logistica e lo shipping sono gli elementi che muovono l’economia del mare e che possono favorire la competitività del Paese. Grandi sono le potenzialità logistiche del Sud: i porti meridionali coprono il 47% del traffico merci del Paese e, con 226 milioni di tonnellate di merci gestite nel 2024, hanno sostanzialmente tenuto rispetto al 2023. La ZES Unica, grazie alla quale le imprese stanno usufruendo di diversi vantaggi agevolativi, contribuisce alla crescita della competitività.
Dal punto di vista dell’energia, Il Mezzogiorno si conferma un’area strategica dal rilevante potenziale di generazione elettrica da fonti green. Nel Sud si produce oltre il 55% del totale dei GWh generati da fonti rinnovabili (considerando eolico, fotovoltaico e bioenergie) in Italia, con punte nell’eolico che superano il 96%.
Rilevante per l’economia dell’Area è, inoltre, l’aspetto ambientale e sociale. Nel primo caso, cresce la sensibilità per tutto ciò che impatta sull’ambiente e al Sud si contano, ad esempio, 209 Comuni Rifiuti Free, pari ad un terzo del totale Italia. Guardando al Sociale, il Sud è la prima area del Paese per Istituzioni Non profit con oltre 100mila unità, pari al 28% del totale Italia, e una lieve crescita nell’ultimo anno (+1,66%; in Italia -0,16%).
Accanto ai punti di forza non va, però, dimenticato che ci sono grandi ambiti di miglioramento su cui è importante agire. Per citarne alcuni: l’area mostra ancora un numero alto di NEET (il 23,3% della relativa popolazione contro il 15,2% medio per l’Italia), una spesa in Ricerca e Sviluppo ancora bassa (lo 0,96% del Pil contro l’1,37% nazionale), una digitalizzazione ancora debole (l’81,9% delle imprese con almeno 10 addetti si colloca a un livello “basso” o “molto basso” d’adozione dell’ICT, contro il 72,8% medio nazionale) e una diffusione pro-capite delle Istituzioni Non profit inferiore alla media nazionale (50,8 ogni 10.000 abitanti contro un dato Italia di 61).
L’analisi del tessuto economico del Mezzogiorno indica che per il futuro, quindi, bisogna continuare ad investire e bisogna puntare sulle forze endogene del territorio, considerando prioritari quei settori trasversali che possono dare un’ulteriore spinta allo sviluppo: formazione, sostenibilità, innovazione, digitalizzazione ed economia sociale sono alcune di queste leve.
Lavorare per migliorare il posizionamento del Sud in ambito nazionale è ritenuto l’obiettivo sfidante a cui l’Area non può sottrarsi e per raggiungerlo può, e deve, puntare sull’efficace utilizzo delle risorse disponibili, dal PNRR, che si avvicina alla sua fase conclusiva, alla nuova Programmazione 2021/2027, di fatto da poco partita. Le premesse e gli strumenti per lo sviluppo ci sono, bisogna ora lavorare per metterli sinergicamente a sistema!
