L’ avvenuto esonero comunicato ai giornalisti in primis dall’ esonerato CT della nazionale italiana, Luciano Spalletti, alla vigilia della gara contro la Moldavia, già di per sé è stata una cosa surreale ma ancora più surreale è stato vedere l’ ormai ex CT urlare e dannarsi imprecando contro l’ abulia, la penosa sufficienza e l’ incapacità degli azzurri contro un avversario composto per lo più da dopolavoristi ma pieni di orgoglio e dignità.
Quella dignità che dovrebbe appartenere alle persone di buon senso,oneste intellettualmente e dimostratesi in grado di svolgere al meglio il proprio ruolo.
Pensate mi stia riferendo a Spalletti? Sbagliate di grosso. L’ ex allenatore del Napoli vincitore del terzo scudetto ha sicuramente delle responsabilità nella disfatta di Oslo, nella stiracchiata vittoria contro la cenerentola Moldavia, partita giocata in un clima strano con un tifo freddo, asettico,privo di slanci e di passione, ma non è lui il responsabile principale di una disaffezione sempre maggiore verso i colori azzurri da parte di giocatori e tifosi.
L’ unico vero responsabile di una disfatta che continua da anni ha un nome e cognome precisi: la Federazione Italiana Giuoco Calcio nella persona del suo immarcescibile e bronzeo presidente Gabriele Gravina. Questo Signore già famoso presidente del Castel di Sangro del miracolo serie B è alla fine assurto al trono della Federazione grazie ad una politica che ha sempre servito i club, i veri padroni del calcio italiano, a discapito di una politica federale che avrebbe avuto bisogno,e ne avrebbe ancora di più in questo momento, di riforme sostanziali sui campionati professionistici, sul limite di stranieri da impiegare in detti campionati nelle squadre titolari e, dulcis in fundo su una rivisitazione totale del Centro Tecnico Federale di Coverciano, superato dalle scuole straniere e incapace di fare idee e impulsi nuovi, reali e concreti, ai tecnici che sforna ogni anno, sempre più omologati,sempre più legati all’ ossessione del risultato pena l’ esonero di presidenti sempre meno “pallonari” e sempre più legati ad intrallazzi e interessi personali.
Il Presidente per troppo tempo ha cavalcato la politica di club potenti ma in grosse difficoltà finanziarie consentendo che la “cupola” omertosa che comanda il nostro movimento prendesse ancora più piede affossando quella che dovrebbe essere l’ icona, l’ immagine più pura e amata del nostri
calcio: la Nazionale.
Ora, alla fine di una stagione stressante,il calendario di qualificazione per i mondiali ha imposto all’ esordio la sfida contro la Norvegia, unica squadra del girone da temere in qualche modo. La squadra mandata in campo da Spalletti è stata degna figlia di un campionato modesto, tatticamente arretrato ma snervante e perciò incapace di una prestazione appena dignitosa per difendere l’ italico orgoglio calcistico,forte di quattro stelle per altrettanti mondiali vinti. Dopo il fallimento della mancata partecipazione ai mondiali del 2022, ci si sarebbe aspettati dal Signor Gravina una profonda riflessione su ciò che si doveva cambiare per migliorare il livello del nostro calcio…Magari anche le sue dimissioni, come fece Tavecchio dopo l’ esclusione dal mondiale 2018 con il disastro Ventura…Invece…Il gran culo avuto agli europei inglesi del 2021 grazie alla camicia fortunata di Roberto Mancini gli ha creato un senso di onnipotenza di presuntuosa supponenza che né la disfatta ai successivi Europei, né le dimissioni di Mancini d’Arabia hanno minimamente scalfito, forte di una plebiscitaria rielezione da parte dei suoi sodali. Nel frattempo il calcio italiano, quello dei grandi, sta andando sempre più a pu…..prendendo schiaffoni in Norvegia, dove 40 anni fa ne avremmo dati e fatti almeno tre,di gol, e vincendo a malapena contro la Moldavia che ci ha preso a pallate per fortuna senza avere cecchini in squadra.
Abbiamo l’ età,la conoscenza della storia del calcio italiano sin dai mondiali del Cile nel 62′ ma un periodo così triste e buio si è vissuto solo un paio di volte, seguito sempre da svolte più o meno decise e radicali.Come non ricordare la svolta Bernardini dopo il flop di Valcareggi ai mondiali di Germania del ’74?
Oggi non crediamo che il problema sia il manico tecnico anche se Coverciano non ha più sfornato da anni tecnici da Selezione come Valcareggi, Bearzot, Vicini e Maldini..
E Gravina è rimasto a guardare, osservando dal suo trono, lo scempio che del calcio italiano stanno facendo presidenti, procuratori e qualche allenatore che si…paga l’ ingaggio con sponsor suoi pur di allenare.
Da Troppo tempo mancano orgoglio, passione e dignità e il presidente Gravina è l’ imputato numero uno del degrado del calcio professionistico in Italia.
Occorre cambiare e trovare uomini di sport e di cultura Sportiva totale. Perché non pensare ad un Julio Velasco presidente, a un Mauro Berruto profondo conoscitore di Sport coadiuvati per la parte più tecnica da un collegio formato da ex giocatori di carisma e personalità come Capello, Baggio,Del Piero, Albertini e Maldini?
Basta con figure ibride più propense al politichese che alla soluzione dei problemi. Non vorremmo però che Gravina fosse a sua volta “schiavo” di poteri più forti… Perché a quel punto la disgregazione sociale che è in atto nel Paese anche nel calcio l’ avrebbe vinta su idee nuove e riforme inderogabili per salvarlo dal diventare uno spettacolo finto.A quel punto anche lezioni salutari come le delusioni degli ultimi tempi, ultima quella contro la Norvegia, lascerebbero ferite indelebili dalle quali difficilmente ci si potrà rialzare e ricominciare con spirito nuovo.
