Famiglia Napoletana risarcita per il riconoscimento dei danneggiati per malasanità

In una sentenza epocale, l’Ospedale Piemonte e Regina Margherita di Messina è stato condannato al risarcimento dei danni per una grave patologia epatica evoluta a seguito di un intervento chirurgico. Questa decisione storica ha riconosciuto il diritto al risarcimento per gli eredi di una vittima di malasanità, aprendo nuove prospettive nel campo della giustizia sanitaria. Il paziente, durante la sua degenza presso l’ospedale, è stato sottoposto a un intervento chirurgico di emicolectomia destra e ha ricevuto una emotrasfusione, contrarre il virus HCV, che successivamente si è evoluto in cirrosi epatica. Nonostante le precedenti decisioni sfavorevoli del Tribunale di Palermo e della Corte d’Appello, ritenendo prescritto il diritto al risarcimento, la Corte di Cassazione ha ribaltato tali sentenze, riconoscendo la non prescrizione del diritto al risarcimento dei danni. Secondo la Corte di Cassazione, nella presenza di danni lungolatenti come quello in questione, la prescrizione non decorre dal momento del fatto lesivo, ma dal momento in cui si manifesta la patologia, collegata a un fatto illecito portatore di responsabilità. Nel caso del paziente, i sintomi clinici dell’infezione da HCV si sono manifestati solo dopo circa vent’anni dalla degenza, con un progressivo aggravamento della patologia che ha portato al decesso. Dopo il riconoscimento dell’indennità prevista dalla legge per i soggetti colpiti da sangue infetto (Legge 210/1992), il danneggiato e successivamente i suoi eredi hanno combattuto con determinazione per ottenere giustizia contro il Ministero della Salute e l’Ospedale Siciliano. Lo studio Associati Maior – Studio Legale e Medico Legale, composto dagli Avvocati Michele Francesco Sorrentino, Pierlorenzo Catalano e Filippo Castaldo, insieme al medico-legale Dott. Marcello Lorello e allo studio legale Carrara, dell’Avv. Francescopaolo Carrara, hanno rappresentato con impegno e dedizione gli interessi dei familiari della vittima, ottenendo un risarcimento di oltre un milione di euro. Questa sentenza non solo porta giustizia alla vittima e alla sua famiglia, ma rappresenta anche un importante precedente per la tutela dei diritti dei pazienti e per la responsabilizzazione delle strutture sanitarie nel garantire un trattamento sicuro e conforme agli standard medici più elevati.