L’economia del Mezzogiorno si colora di blu. Il trasporto via mare è sempre più lo strumento per una rinascita del Sud, in un quadro di ripresa delle produttività e della competitività del Sistema Italia. A tracciare questa strada sono i numeri. Nel 2023 il commercio marittimo mondiale aumenterà dell’1,8%, per poi accelerare ulteriormente nel 2024, con un incremento di un altro 3,1%. Stiamo parlando del 12% del prodotto interno lordo mondiale. Si tratta di una partita in cui l’Italia è coinvolta in misura rilevante, visto che la Blue Economy dello Stivale ha superato i 54,2 miliardi, con una crescita di più di dieci miliardi nell’ultimo decennio. Un settore cui fanno capo più di 228 mila imprese, per circa 914 mila addetti. In Italia gli scambi con l’estero avvengono per circa il 40% via mare. Nel 2022 il valore dell’import-export ha raggiunto quota 377 miliardi, con un aumento del 66% rispetto ai livelli riscontrabili dieci anni prima. Il rapporto su “Porti, shipping e logistica al centro dei nuovi scenari del Mediterraneo: 10 anni di analisi, dati e riflessioni sulla competitività del settore e sul ruolo dell’Italia”, presentato recentemente a Napoli da Srm, evidenzia il ruolo dei porti del Sud come leva strategica per la crescita del territorio. L’import-export meridionale nel 2022 ha totalizzato 84,4 miliardi, ma, se la cifra è meno di un quarto del dato complessivo nazionale, il trend di crescita è impressionante. Al di là dell’aumento del 41% nell’arco di dodici mesi (il dato 2021 è ancora condizionato dalle restrizioni Covid), l’incidenza del traffico marittimo sul totale meridionale è pari al 69%, a fronte di meno del 40% della media italiana. La crescita della Blue Economy, in tal senso, dovrebbe consentire al Sud di estendere i livelli di internazionalizzazione delle sue imprese, contribuendo a ridurre il divario con il resto del Paese. A tal riguardo, va sottolineato come trasportare le merci via mare, piuttosto che su gomma o ferro, significa indirizzarsi verso modelli di economia più sostenibili. Il trasferimento dalla strada al mare di milioni di tonnellate di merce ha ridotto considerevolmente le emissioni di CO2.  Se si tiene conto dei benefici che saranno apportati dalle infrastrutture di collegamento con il sistema portuale meridionale, create grazie alle risorse del Pnrr, si può affermare ragionevolmente che il futuro del Sud sarà sempre più connesso all’espansione dei traffici nel Mediterraneo e, di conseguenza, al ruolo di primo piano della Blue Economy per i processi di sviluppo del Paese.