Il recentissimo Rapporto annuale Ircaf su tariffe qualità e investimenti nel servizio idrico conferma quanto sostenuto a più riprese, ma con scarso ascolto, da diversi studiosi e opinionisti impegnati a tracciare percorsi di crescita del Mezzogiorno. Quando si parla di costo della vita, mettendo in evidenza che a parità di salari la spesa complessiva di un soggetto è superiore al Nord, si dimentica spesso di fare i conti fino in fondo. A pesare sul bilancio di una famiglia non vi sono soltanto i prezzari di un supermercato o i costi degli affitti, ma anche le tortuose, ramificate articolazioni attraverso le quali si impatta nel rapporto prezzo-qualità delle infinite branche della nostra pubblica amministrazione.  Dal rapporto emerge, tra l’altro, che in città del centro sud come   Frosinone e a Enna l’acqua costa più del triplo di Milano. Una famiglia tipo composta da tre persone paga a Frosinone, in un anno, ben 666 euro, a Enna solo poco meno (663 euro), a Milano appena 214 euro.  Su questo piano, le sorprese, in genere negative per il Sud, sono innumerevoli. Vi sono 296 comuni in cui manca ancora un servizio di depurazione, compromettendo in tal modo la qualità della vita di un milione e trecentomila persone. Nel Sud, insomma, a parte i picchi di città dove si paga enormemente il servizio, vi è un problema di qualità tecnica. Più perdite, più interruzioni, più lentezza nel rispondere ai reclami, più difficoltà a ottenere rimborsi. Da più parti, da anni, si è lanciato l’allarme sulla stessa disponibilità del bene acqua. Il climate change dovrebbe comportare meno piogge, più aree a rischio siccità, con maggiori rischi per il Meridione. Va peraltro considerato che gli sprechi di acqua, se ricondotti a dimensioni più accettabili, possono paradossalmente costituire una grande opportunità per fronteggiare il problema per l’avvenire. Basti pensare che, attualmente, secondo i dati dell’Istat, in Italia va disperso il 36,2% dell’acqua immessa nella rete, con incidenza maggiore, manco a dirlo, nel Mezzogiorno.  Il ritardo del Sud non nasce solo da una minore efficienza delle amministrazioni, ma anche, se non soprattutto, dalla insufficienza degli organici. In ogni caso, il risultato pesa sulla bolletta del cittadino e contribuente meridionale.  Proprio per questo non è possibile sprecare l’opportunità rappresentata dal Pnrr e dalle altre fonti di finanziamento finalizzate alla coesione territoriale. Anche sull’acqua bisogna unire l’Italia.