ROMA – C’è voluto un anno, ma alla fine le risorse del Fondo sviluppo e coesione sono state ripartite tra le Regioni. Su proposta del Ministro Raffaele Fitto, il Cipess ha approvato la relativa delibera per complessivi 32,4 miliardi, di cui 26 destinati al Mezzogiorno. Alla Campania, in particolare, ne toccano 6,6. Sono fondi reclamati in più occasioni con fermezza e determinazione dal Presidente Vincenzo De Luca, in polemica col Ministro. Una parte di queste risorse servirà alle Regioni per cofinanziare i programmi europei Fesr e Fse+. In pratica, si tratta del contributo locale all’attuazione dei programmi Ue finalizzati al recupero dei divari territoriali. Perché questi soldi si sblocchino anche materialmente, saranno necessari accordi tra Presidenza del Consiglio e Regione. Come ha chiarito Fitto, bisogna individuare con precisione gli interventi da realizzare e scadenzarne con rigore la tempistica. Il motivo prioritario per il quale il Governo ha rinviato fino a pochi giorni fa l’assegnazione delle risorse sta nell’esigenza di coordinare gli investimenti nei territori, puntando a ottimizzare l’uso dei fondi disponibili: Pnrr, fondi europei, fondi sviluppo e coesione.  Non sembra, di certo, un proposito irragionevole. Che ci sia l’esigenza di cambiare passo, infatti, lo dicono i numeri. Alla data dello scorso febbraio, la spesa, tra fondi europei e nazionali, risultava appena pari al 41% degli importi disponibili, con il Fondo sviluppo e coesione utilizzato appena per il 23,2%. Va ricordato come il termine di scadenza ultimo per evitare di perdere i soldi del vecchio ciclo di fondi è fissato al 31 dicembre 2023! Perché ridursi all’ultimo istante? Quali conseguenze avrà sulla qualità della spesa? È quindi evidente che, se è giusto chiedere di accelerare l’assegnazione di risorse spettanti ai territori, è ancora più importante eliminare le cause che finora hanno rallentato all’inverosimile la spesa delle risorse, per evitare che il futuro riproponga gli errori del passato.  Va fatta chiarezza sui nodi che hanno frenato l’utilizzo di risorse fondamentali per ridurre il gap, con un’operazione trasparenza che definisca anche le eventuali responsabilità. Non si tratta di cercare colpevoli, ma di voltare pagina. Per farlo, tuttavia, è inevitabile fare luce su inefficienze e distorsioni, sia che provengano dalle istituzioni centrali, sia che si riscontrino sul territorio. I soldi pubblici sono frutto del lavoro di tanti cittadini contribuenti, che hanno diritto a che vengano gestiti efficacemente e non sprecati.