Mense, palestre, aule attrezzate e spaziose, edifici energeticamente efficienti. Le diseguaglianze dei meridionali cominciano fin dall’istruzione primaria, addirittura dalla fase prescolare. Lo attesta anche un recentissimo studio della Banca d’Italia. “I divari assumono la tradizionale declinazione Nord-Sud”, si legge nel report, “Rispetto al Mezzogiorno, un alunno della scuola primaria ha a disposizione una superficie scolastica del 60% più elevata se residente nel Nord Est e ha una probabilità più che doppia di frequentare una struttura dotata di mensa se residente nel Nord Ovest”. Come accennato, il gap comincia con gli asili nido, fortemente lacunosi nel Meridione. Un deficit che condiziona negativamente il tasso di occupazione delle donne del Mezzogiorno, che, in mancanza di tali strutture, hanno enormi difficoltà a conciliare casa e lavoro. Il divario di strutture e servizi scolastici incide anche sul livello formativo dei giovani meridionali: “la diversa disponibilità quali-quantitativa di infrastrutture scolastiche soprattutto nelle fasi inziali del processo formativo potrebbe determinare (…) ritardi educativi difficilmente recuperabili nei cicli di istruzione successivi”. Se il Pnrr deve servire alla coesione territoriale, si cominci a finanziare il Mezzogiorno per riequilibrare le condizioni dei suoi giovani studenti rispetto a quelle degli altri giovani italiani!