Enzo Raccichini, Ceo di GC Group Spa, lo ha detto senza giri di parole: “Troviamo raramente qualcuno che svolga o che sogni di intraprendere la professione di artigiano (…) Si tratta di un tema che va affrontato a livello di sistema Paese per non disperdere talenti e per tutelare quello che definiamo con orgoglio il saper fare italiano”.

Per capirci, parliamo del manager alla guida di un’impresa fiorentina dal brand affermato: le borse disegnate a mano e firmate da Gianni Chiarini sono ambite da attrici di fama e si collocano nella fascia alta del mercato. 

La questione del ricambio generazionale è seria e l’abbiamo posta da tempo. Non si tratta solo di avvicinare i giovani alla bellezza di un mestiere che esprime in tanti settori il genio e la creatività nazionale. Si tratta di sostenere le spese di formazione dei maestri di bottega, che il più delle volte non possono permettersi di dedicare tempo all’apprendistato dei ragazzi. Se lo Stato consentisse loro di poter non solo accogliere giovani apprendisti a costo zero, ma di poter fruire di un rimborso almeno per uno-due anni per l’impegno diretto a formarli, le cose cambierebbero. I giovani riceverebbero un contributo e i maestri il giusto ‘risarcimento’ per il tempo dedicato.

Sarebbe un affare per tutti, anche per lo Stato, visto che i mestieri del made in Italy d’eccellenza continuerebbero a creare pil, con incrementi dovuti al rinnovamento assicurato dalle nuove generazioni. Con benefici, dunque, anche per le casse erariali, generati dall’aumento della base imponibile.