L’inflazione, in particolar modo il rincaro delle materie prime, non colpisce solo i consumatori ma, ovviamente, anche le imprese. Queste, inoltre, devono fare i conti con un costo del denaro più elevato e, a volte, con la difficoltà di accedere al credito. 

Inevitabilmente, le criticità aumentano per le piccole realtà. A questo riguardo, vi è un dato clamoroso che testimonia di questo fenomeno: le startup innovative nel 2023 sono diminuite del 3,6% rispetto al 2022. Da quando, nel 2018, è stata pubblicata la “Relazione annuale al Parlamento sullo stato di attuazione delle policy in favore delle start up e pmi innovative”, è la prima volta che accade. Negli anni scorsi, c’è stata una costante crescita, a colpi di due cifre dal 2018 al 2021, allorché l’incremento sull’anno precedente fu addirittura del 17,4%. Ma già nel 2022 le cose avevano preso una diversa piega, con un aumento ridottosi all’1.4%.

Stiamo parlando di imprese guidate prevalentemente da giovani. Presenti nel Mezzogiorno solamente per un quarto del totale, ma con una regione, la Campania, che è terza in Italia, con un’incidenza del 9,9%, inferiore soltanto alla dominante Lombardia (27,6%) e al Lazio (12,8%).

Realisticamente, della svolta negativa che ha frenato l’exploit delle startup, non si possono accusare i nostri governanti, né a livello centrale, né a quello locale. Le vicende internazionali dell’ultimo biennio, seguite alla tragedia della pandemia, sono state così drammaticamente cariche di tensioni da condizionare l’economia dell’Europa e di altre aree del mondo. 

L’auspicio, quindi, è che si rientri definitivamente dall’inflazione, con un contestuale miglioramento del clima politico globale. Per quello che è nelle possibilità delle nostre istituzioni, occorre se mai puntare a incentivi e forme di supporto, anche in termini di infrastrutture e di servizi, che aiutino le micro e le piccole imprese, startup incluse, a uscir fuori dalle secche di una semi-recessione e riprendere un percorso diretto a rafforzarsi anche strutturalmente, e non solo ad aumentare fatturati.

I campi dove intervenire sono noti: qualificare la formazione, assicurando profili professionali in grado di governare gli indispensabili processi di cambiamento richiesti dalla rivoluzione digitale, e favorire le interazioni tra imprese e mondo della ricerca, nonché tra startup e medio-grandi aziende.

È sviluppando direttrici come queste che la politica può agevolare la ripresa dell’economia. In Italia e, ancora di più, nel Mezzogiorno.