C’è un nuovo termine per una nuova attesa. Stavolta l’anno della speranza è il 2026, quando dovrebbe entrare in funzione il biodigestore di via De Roberto, zona orientale di Napoli.

Da decenni, nel capoluogo campano si parla di impianti di compostaggio, senza che se ne faccia nulla. Stavolta, si tratta di un impianto diverso, che tratterebbe il compost ricavandone biometano. Nell’ottica dell’economia circolare, il prodotto ricavato rifornirebbe proprio i camion utilizzati per la raccolta dei rifiuti urbani. Il ciclo ambientale che, in parte, si rinnova.

La gara è stata espletata, è questa la novità che induce a sperare che stavolta la storia abbia una buona fine. Ha vinto un raggruppamento temporaneo di imprese formato dalle pugliesi Cisa ed Edil Alta e dalla napoletana B.Energy, con un’offerta di poco inferiore ai 32 milioni di euro. La prima gara, invece, era andata deserta. Troppo pochi i 25 milioni offerti nel luglio 2022, sulla base di valutazioni che, a detta degli esperti, non tenevano conto della maggiorazione dei costi causata da inflazione e crisi energetica. La revisione al rialzo ha convinto i riluttanti, il vincitore ha anzi abbassato di circa il dieci per cento l’offerta iniziale di 35,6 milioni.

Da dove vengono i soldi? Udite, udite: li sborserà la Regione Campania, a valere niente meno che sui Fondi sviluppo e coesione. Si tratta proprio di quella fonte di finanziamento oggetto di una lunga querelle tra Ministro del Sud Fitto e Presidente della Regione De Luca. Ma la polemica riguarda i nuovi fondi Fsc, queste invece sono risorse imputabili a cicli precedenti di programmazione, non ancora spese.

In un’area in cui ogni strategia trova difficoltà a diventare operativa, ogni iniziativa rischia di arenarsi o di rallentare all’infinito, in cui dopo trent’anni non si è ancora capito quale futuro avranno mai Bagnoli e dintorni flegrei, la prudenza non è mai troppa.

Di ciclo integrato dei rifiuti si parla dai tempi in cui a sindaco di Napoli c’era Antonio Bassolino. Sono state sprecate miriadi di occasioni, la città ha conosciuto l’onta di essere al centro dei media internazionali per l’immondizia depositata nelle piazze e nelle vie. 

Da una dozzina d’anni, quanto meno, si è posto fine allo scempio, ma non è stata trovata una soluzione strutturale. Il Comune di Napoli spende cifre blu per mandare fuori regione la frazione organica dei rifiuti. Con il biodigestore sarebbero smaltite 40mila tonnellate all’anno, recuperando anche biometano.

Vale la pena, dunque, di pazientare ancora. Con l’auspicio che, una volta tanto, impegni e scadenze vengano rispettate.