Una elaborazione di Intesa Sanpaolo, “Lo scenario per le imprese italiane: gli investimenti per le sfide di domani”, evidenzia un dato molto interessante e promettente per il futuro dell’economia nazionale. Riguarda, per l’appunto, gli investimenti che in Italia, nel periodo dal 2016 al 2023, sono aumentati del 35,7%, a fronte di un contenuto 4,5% della Germania. La tenuta dell’Italia in questi anni si spiega anche così, ossia grazie alla capacità di scommettere sull’innovazione, favorita dal pacchetto di incentivi 4.0. Finalmente, dopo decenni di assenza di una politica industriale, con quel provvedimento si è imboccata la strada giusta, quella che incentivava le imprese a puntare sulle nuove tecnologie ad alto valore aggiunto, per recuperare terreno nei confronti del resto d’Europa. Con la ripresa degli investimenti, infatti, si è soltanto posto fine a una tendenza molo negativa per l’Italia. Tra il 2020 e il 2019 la crescita cumulata è stata di appena lo 0,9%, rispetto a una media euro del 12,4%.

Le prospettive per il futuro sono, tuttavia, incoraggianti, fatti salvi i problemi internazionali. L’alea è determinata dal pericolo di un persistere, se non di un aggravarsi, degli effetti di crisi come quelle determinate dal conflitto in Ucraina, dalle tragiche vicende del 7 ottobre e di Gaza, dal boicottaggio terroristico degli Houthi sulle rotte del Mar Rosso. 

Per il resto, le aspettative sono positive. La Bce si prepara ad abbassare i tassi e ciò può contribuire a dare continuità a un trend ribaltato dall’Italia con la svolta negli investimenti, che ha contribuito non poco a migliorare un tasso di occupazione ancora troppo basso a fronte della media Ue. Ci sono poi ancora 144 miliardi del Pnrr da spendere e il rischio di non farcela nei tempi potrebbe rientrare, se passa la decisione di una proroga della scadenza per il completamento delle opere. 

È molto importante, al riguardo, che si colga pienamente l’occasione per rilanciare il Mezzogiorno come motore trainante di una nazione in cui ormai gli spazi per l’ulteriore crescita del Nord si fanno sempre più angusti.

Dal Sud può scaturire quella crescita esponenziale del Pil, che è l’unica vera strada per aumentare la base imponibile e quindi creare le premesse per una riduzione del debito pubblico nazionale, il vincolo che dagli anni ottanta del secolo scorso impedisce all’Italia di competere ad armi pari con gli altri partner occidentali, dall’Europa agli Stati Uniti.