Secondo una interessante elaborazione del Sole 24 Ore, sono ben 55 i commissari straordinari lungo la Penisola. Presidiano i settori più svariati, dalle bonifiche ai grandi eventi. La proliferazione dei commissari è la spia di un sistema istituzionale amministrativo che non funziona. Non certo per i costi di queste figure, che si sovrappongono alla ordinaria burocrazia decisionale. Almeno 20 commissari, anzi, sarebbero addirittura a costo zero, mentre indennità modeste riceverebbero i prefetti chiamati a coordinare organismi antiracket, per il sostegno alle vittime della mafia e per la ricerca di persone scomparse. Il punto critico sta, se mai, nella necessità di dover prevedere strutture commissariali per assicurare l’attuazione in tempi ragionevoli di interventi di risanamento e ricostruzione, come quelli avvenuti a Genova dopo la tragedia del Ponte Morandi. Significa che l’ordinaria amministrazione, le procedure previste di consueto per la realizzazione di opere e servizi per la collettività, non sono efficaci, sono farraginose, danno a volte spazio a malaffare o a inerzia dei funzionari preposti. Ben vengano i commissari, dunque, se serve per compensare le falle della nostra PA. Ma si provveda rapidamente a riformarla, per assicurare presto un futuro in cui, di commissari straordinari, ce ne sia sempre meno bisogno.