BRUXELLES – Oltre alla guerra convenzionale, e quella combattuta nell’ambito del cyberspazio, ce ne è anche una terza che è salita alla ribalta qualche settimana fa. In molti la chiamano la guerra ‘social’ nascosta, ma di nascosto c’è molto poco, anzi direi nulla. Parte dal palazzo della UE a Bruxelles il bando del social media cinese Tok Tok che sta spopolando nel mondo tanto da far tremare Facebook ed anche Twitter. Intanto però l’ordine di cordata è chiaro. Thierry Breton, commissario europeo per il mercato interno e i servizi, ha annunciato che la Commssione europea ha vietato al suo personale di installare Tik Tok sui cellulari e sugli altri dispositivi tecnologici di lavoro e non. Il funzionario ha rifiutato di dire se la Commissione sia stata oggetto di incidenti che hanno coinvolto l’applicazione. TikTok, di proprietà della società cinese ByteDance, è sotto esame da parte di governi e autorità di regolamentazione. Il motivo? La preoccupazione che il governo cinese possa utilizzare l’app per raccogliere i dati degli utenti e promuovere i propri interessi. Già il Senato degli Stati Uniti a dicembre aveva approvato un disegno di legge per impedire ai dipendenti federali di utilizzare TikTok sui dispositivi di proprietà del governo mentre l’applicazione è vietata in India. Preoccupazioni fondate? se lo siano o meno, i Cinesi è una vita che raccolgo informazioni sul resto del mondo, e ultimamente hanno affidato ai palloni sonda l’arduo compito. Non è difficile pensare che un social media possa convogliare miliardi di informazioni e rendere la Cina quello che vuole essere: l’unica vera superpotenza a guida planetaria. Ci stava provando la Russia, prima che si incagliasse nelle sabbie mobili ucraine, adesso tocca al dragone, e buon tik tok a tutti.