Dalle ultime rilevazioni di Unioncamere si ricavano risultati positivi per il Sud. Nel decennio 2013-2023 il Mezzogiorno, isole escluse, è l’unica area con saldo positivo tra imprese nuove e cessate. Tra le venti province che hanno fatto meglio in assoluto in Italia in questa graduatoria, ben 17 sono del Sud.  Con Nuoro e Napoli a guidare, con una crescita del numero di imprese pari al 13%. Il Mezzogiorno, in media, ha fatto segnare un incremento del 3,2%, a fronte di una diminuzione dell’1,7% nel numero delle imprese italiane. 

Qui non c’entrano fenomeni congiunturali, parliamo di un decennio, in cui il tessuto imprenditoriale sembra essersi irrobustito al Sud e lievemente indebolito su scala nazionale. 

A crescere, nel Mezzogiorno, sono soprattutto edilizia e turismo, più in affanno è il manifatturiero. Ma quest’ultima situazione riguarda l’intera Italia, non solo il Sud. Anzi, in alcune regioni come la Campania e per alcuni settori come agroalimentare e farmaceutico, il trend è promettente. A supportare le imprese meridionali c’è un boom delle esportazioni. I dati appena diffusi dall’Istat ci dicono che, tra il 2023 e il 2022, l’export meridionale è cresciuto del 16,8%, a fronte del 2,7% del Nord-Ovest, di un -1% del Nord-Est, di un -3,4% del Centro e di un preoccupante -21% delle Isole. Con la Campania in veste di locomotiva, con +28,9%.

La crescita meridionale non sembra aprire grandi prospettive occupazionali: dalle previsioni sui fabbisogni 2024-2028 solo la Campania fa registrare un possibile incremento. Una eccezione clamorosa, visto che le imprese della regione punterebbero ad assumere circa il 10% degli occupati reclamati in tutta Italia: 320 mila su un totale di poco più di tre milioni. 

Come rafforzare il trend e, possibilmente, estenderlo alle isole? Come far sì che la Campania produca un effetto trascinamento per il Sud?

Al di là di leggi di mercato ed exploit delle imprese, un ruolo determinante per assicurare un seguito a questi segnali, indubbiamente confortanti, sarà svolto dalle Istituzioni, centrali e territoriali. Dalla determinazione con cui porteranno avanti politiche di sviluppo e interventi di recupero del divario infrastrutturale, che il Sud sconta ancora nei riguardi del Centro-Nord. Dalla effettiva volontà di favorire non solo un consolidamento ma anche una espansione ulteriore, quali-quantitativa, delle imprese, con un pacchetto di incentivi adeguato, a cominciare dall’atteso decollo della Zes unica. 

L’occasione è ghiotta, non lasciamocela sfuggire!