L’EDITORIALE

Si è finalmente chiusa la “pratica” referendum con un risultato che non lascia alcun elemento positivo o confortante ne’ per i presentatori dei quesiti referendari (CGIL in testa e tutti i partiti dell’opposizione di sinistra, con in testa il PD, Verdi Arcobaleno e, con pochi distinguo, tutti gli altri) ne’ per le casse dello Stato costretto a sostenere una spesa inutile per la tornata elettorale (superflua) che ammonterebbe circa ad un centinaio di milioni o forse più. Tutto denaro pubblico “affondato” insieme ai capricci e alle velleità della Schlein, Landini e compagnucci vari.

Ma cosa dimostra agli italiani questo flop gigantesco del quorum mancato?

 Cosa poteva accadere se non l’ennesimo mancato raggiungimento dei quorum necessari per la validità del quesito referendario che, ricordiamo, per essere efficace doveva registrare una presenza superiore al 50% degli ammessi al voto per ognuno dei quesiti?  Cosa si aspettavano i presentatori del Referendum, un plebiscito di voti? Un sovvertimento repentino delle abitudini degli italiani a disertare le urne? Tra l’altro in uno splendido fine settimana di sole che spingeva tutti gli italiani al mare o in montagna.

E non ci venite a dire che la sinistra sperava davvero nel buon esito del referendum, nonostante si siano impegnati allo spasimo per mobilitare il “popolo delle bandiere rosse” e portarlo disciplinato e inquadrato verso i seggi elettorali! 

Ma la follia e, soprattutto, il “vuoto pneumatico” che riesce ad esprimere politicamente il PD con la stampella della Cgil e tutto il fruscio dei cespugli annessi, non conosce ostacoli. Non riuscendo in ogni caso e in nessuna questione di rilevanza politica ad esprimere una posizione, una proposta, una linea politica credibile e perseguibile dalle opposizioni, si lancia nelle “iniziative muscolari”, portando a risultati peggiori delle intenzioni. Come nel caso di questi referendum.

A nulla è valso sapere che le norme che si intendevano abrogare (il caso del Jobs Act di parziale riforma del Diritto del Lavoro di Renziana memoria) erano state volute e approvate in Parlamento soltanto nel 2016 e sostenute proprio dal PD al tempo del Governo Renzi. Cosa potevano pensare gli elettori italiani? Almeno quelli che non hanno risposto alla mobilitazione referendaria della sinistra di oggi. La risposta più banale è che questo quesito aveva solo un interesse tutto interno al PD e alla CGIL di “vendicarsi” di Renzi, in una sorta di scontro fratricida tutto interno alla sinistra PD. Altro che tutela dei lavoratori. Altro che salvaguardia dei diritti ed eliminazione di lacci e lacciuoli giuridici per creare nuova occupazione. Fandonie. Ipocrisie sfuse e a pacchetti a cui il PD e tutti i suoi discepoli ci ha abituati da troppo tempo.

E, senza andare a fare le pulci agli altri quesiti sulle materie del lavoro, su cui si è registrato sostanzialmente un risultato analogo in termini di percentuali di voto espresso verso tutti i quesiti proposti, la controprova della arroganza e della presunzione della sinistra la si può misurare proprio con l’ultimo quesito. Quello sull’abbassamento degli anni necessari per ottenere la cittadinanza italiana. Andiamo a guardarli nel dettaglio:

Quesito n.1 dei licenziamenti illegittimi: votanti 28,84%, voti al SI 88.84%, voti al No 11,11%.

Quesito n.2 tutela lavoratori nelle piccole imprese: votanti 28,84%, voti al SI 87,49%, voti al No 12,54%.

Quesito n.3 sui contratti a tempo determinato: votanti 28,85%, voti al SI 88,91%, voti al NO 11,09%.

Quesito n.4 sulla sicurezza sul lavoro:  votanti 28,86%, voti al SI 87.20%, voti al NO 12,80%.

Quesito n.5 sulla cittadinanza Italiana: 28,95%, voti al SI 65,31%, voti al NO 34,70%.

E’ proprio su questo quesito che casca l’asino: infatti si raccoglie la più alta partecipazione al voto ma, soprattutto, la più alta espressione di voto a favore dei NO al quinto quesito sulla “cittadinanza facile”.

Con ciò a dimostrare che anche nell’elettorato di sinistra, quello che ha partecipato al voto senza se e senza ma, aderendo alla cieca alla precettazione della sinistra sui temi dell’abbassamento degli anni necessari al conferimento della cittadinanza, ha risposto difformemente alle indicazioni di voto del PD e CGIL. Con buona pace delle convinzioni dei proponenti e della condivisione del quesito referendario con il popolo elettore. Il quale popolo elettore, al di la’ del quorum mancato, ha inteso infliggere con l’astensione al voto, una batosta senza precedenti a chi ha alimentato in questi mesi divisioni e odio tra votanti e astenuti.  Una batosta a chi voleva necessariamente e per finalità di bottega, trasformare queste elezioni in una Caporetto per il Governo e la sua maggioranza. Surrettiziamente, senza ragionevoli motivazioni, ipocritamente e per di più utilizzando tematiche di nessuna utilità o interesse politico per l’elettorato. E, soprattutto, rimandando al mittente ogni velleitaria e pericolosa riforma delle normative che regolano nel nostro Paese la concessione della cittadinanza. Una grande lezione di maturità inflitta ad una banda di smidollati, senza idee e senza prospettive che collezionano solo batoste politiche contrabbandate immediatamente quali successi indimenticabili e di lungo respiro. Contenti loro……. Mentre in queste ore lo SPREAD scivola sotto quota 90, dimostrando inequivocabilmente e ove mai ce ne fosse ancora bisogno, che l’economia del nostro Paese va a gonfie vele, che il debito pubblico cala significativamente e che il mercato del lavoro cresce sistematicamente e cala la disoccupazione soprattutto nel sud Italia grazie agli incentivi confezionati per i giovani e le imprese in virtù delle nuove misure della ZTL UNICA per  il Mezzogiorno.