Giulio Onesti, primo presidente del CONI dal ’47 al ’78, quando gli subentrò Franco Carraro, parlando del mondo del calcio definì i presidenti delle squadre ” i ricchi scemi”. Ne è passata di acqua sotto i ponti ed il calcio, pur cambiando,ha vissuto ancora per molto tempo dei ” ricchi scemi” che per passione, piacere narcisistico di essere protagonisti per essere osannati dal popolo dei tifosi o a fini speculativi hanno continuato a spendere e spandere senza curarsi di debiti e bilanci in ordine. Per loro, infatti, il sistema e il Palazzo non s’erano mai curati di fare quadrare i conti, intervenendo seriamente. Da qualche anno però il calcio non vive più su Marte e sempre meno sono i presidenti delle squadre che hanno acquisito società per semplice speculazione, per obiettivi politici e commerciali, animati da quella passione che era la motivazione in più per lanciarsi in un mondo spesso sconosciuto. Oggi stiamo assistendo ad una evoluzione puramente aziendale e commerciale del calcio e dei presidenti di club che sempre meno sono facoltosi imprenditori e sempre più sono alti dirigenti di holding finanziarie o società di capitali con interessi miliardari. Una rivoluzione copernicana che sta stravolgendo anche il mercato internazionale con logiche economiche che non ammettono più “ricchi scemi” nel nostro paese. Questo inizio di mercato con i “colpetti” Loftus-Cheek al Milan, Thuram e Weah rispettivamente a Inter e Juventus sono la conferma che da queste parti non c’è “trippa per gatti”, e che puntare sui “figli di” o su “promesse” non mantenute come Loftus-Cheek al Milan che dovrà sostituire Tonali rapito dagli sceicchi del Newcastle, restano gli ultimi tentativi per rilanciare un campionato sempre meno ricco tecnicamente di talenti e di giovani italiani da valorizzare come testimoniano gli insuccessi del nostro calcio, ultimo dei quali il flop dell’ Under 21 agli Europei. La svolta dovrebbe venire dalla Federazione ma Gravina non ha avuto né forza né volontà di rivoltare il sistema Italia come un calzino, tantomeno il coraggio e il pudore di dimettersi dopo insuccessi e figuracce a livello internazionale dove l’Italia conta come il due a briscola. Infatti più degli altri paesi stiamo pagando pedaggio laddove il campo è diventato l’ultimo anello della catena per la perdita di qualità tecnica del nostro calcio, a partire da un oggettivo rilancio e ammodernamento delle nostre scuole calcio sempre più prive di talenti veri da seguire e migliorare. Quanto ci mancano personaggi come Mazza, Rozzi, Moratti, Anconetani, Massimino, Gaucci, Viola, Lenzini,Sensi che riuscivano con abilità a fare quadrare i conti e lanciavano anche giovani talenti di casa nostra per rivenderli a peso d’oro o farne diventare le icone delle loro squadre. Oggi, tra Holding e Fondi esteri siamo ridotti ai ” figli di…”. Non valgono neanche un’ unghia dei loro genitori, veri fuoriclasse. In campo e fuori!.