Dal due Giugno ha riaperto al pubblico la Casa dell’Erma di bronzo, costruita in epoca sannitica e scoperta tra 1927 e 1929 durante gli scavi guidati da Amedeo Maiuri, il cui nome si deve al volto di un uomo in bronzo ritrovato, molto probabilmente appartenente al proprietario della casa stessa. A un anno dal gesto vandalico di un turista che apponeva una scritta con inchiostro indelebile su uno dei suoi muri affrescati in terzo stile con pannelli rossi e neri l’abitazione in stile tuscanico ritorna alla vita, grazie a un restauro integrato che ha visto collaborare insieme restauratori, archeologi, tecnici e professionisti della conservazione. La Casa conserva ancora il vecchio impianto di tipo sannitico: alla sua essenziale articolazione interna si affianca una decorazione pittorica in III stile molto accurato, con quadretti paesaggistici e marini. L’intervento è stato articolato in due fasi: una prima, emergenziale, per il trattamento del grave atto vandalico del 2 giugno del 2024, e una seconda, più ampia, inserita nel programma di manutenzione straordinaria delle domus del sito. Di particolare rilievo è stata la rimozione totale dell’inchiostro indelebile dal dipinto murale, operazione che ha richiesto uno studio preliminare approfondito per individuare la tecnica più efficace, capace di restituire la lettura originaria dell’opera. I lavori sulle superfici decorate parietali dell’atrio in stile tuscanico della Casa, che presenta un impluvium centrale in tufo, un compluvium, ricostruito durante gli scavi sostenuto da travi in legno,  hanno previsto la messa in sicurezza dei dipinti attraverso il consolidamento della pellicola pittorica e degli strati preparatori, insieme al trattamento degli intonaci moderni danneggiati da incisioni e graffiti vandalici, in gran parte risalenti agli anni ’90 e 2000. L’ intervento ha permesso di restituire la leggibilità delle decorazioni originali e di contrastare fenomeni di degrado e gesti imitativi, come quello registrato la scorsa estate. Il riposizionamento di un frammento di intonaco originale, crollato nel 2019 e accuratamente conservato nei depositi del Parco, dimostra l’importanza di una gestione attenta e continuativa. In entrambe le fasi, il team multidisciplinare del Parco Archeologico di Ercolano e del Packard Humanities Institute, ha operato in stretta collaborazione con i restauratori esterni, adottando un approccio scientifico e integrato, che ha permesso di armonizzare le superfici e rendere nuovamente leggibili i decori antichi, restituendo coerenza e dignità ad un ambiente a lungo danneggiato. Francesco Sirano, funzionario delegato alla direzione del Parco  ha dischiarato “La riapertura di questa domus rappresenta un momento di grande soddisfazione, non solo restituiamo alla visita un bene prezioso, ma riaffermiamo il valore della continuità della cura, della responsabilità condivisa e della capacità di trasformare una ferita in un’opportunità di rinascita. È questo lo spirito che guida il nostro lavoro quotidiano!”.